La medicina rigenerativa: pilastro anti-age per la donna ma anche elisir di fertilità. Il know-how di Chianciano Salute
1 Dicembre 2020
Fecondazione assistita: Molly ha 2 mesi ma il suo embrione 28 anni
4 Dicembre 2020
La medicina rigenerativa: pilastro anti-age per la donna ma anche elisir di fertilità. Il know-how di Chianciano Salute
1 Dicembre 2020
Fecondazione assistita: Molly ha 2 mesi ma il suo embrione 28 anni
4 Dicembre 2020

Il “giorno più bello” di Danny e degli altri “papà cavallucci”: uomini trans incinti

image_pdf

In Italia, purtroppo, sono ancora poche le notizie in materia, eppure il fenomeno dei papà cavallucci, o Seahorse dad, è una realtà largamente diffusa oltreoceano, come attestano le molte testimonianze via social.

Innanzitutto, vediamo perché si chiama così e di cosa si tratta. Il nome indica un female to male, ossia una persona transgender che ha iniziato il percorso di transizione dal sesso femminile a quello maschile, che porta avanti la gravidanza e dà alla nascita un figlio. Il riferimento va ai cavallucci marini perché in questa specie è il maschio a portare le uova depositate dalla femmina nella sua tasca fino alla loro nascita.

Questo fenomeno di genitorialità transgender, di cui ancora poco si parla nel nostro Paese, è raccontato nel documentario Seahorse: The Dad Who Gave Birth che ha per protagonista un giornalista transgender che ha lavorato al Guardian, Freddy McConnell, che ha deciso di portare avanti la gravidanza in prima persona e di diffondere la sua storia per farla conoscere e puntare l’attenzione sul fenomeno.

E sono molte le storie di genitorialità transgender a cui possiamo avere accesso tramite il mondo dei social newtork, in cui ci viene raccontata con naturalezza e semplicità, aiutando il mondo intero ad accrescere la propria consapevolezza riguardo a tematiche così poco note, specie in Italia.

Tra queste, c’è la storia di Danny Wakefield un papà transgender che, in questi giorni ha dato alla luce la sua bambina, Wilder Lea. Scorrendo il suo profilo Instagram si può “entrare” nella sua vita e ripercorrere i momenti della sua gravidanza, fino al momento della nascita della piccola, da lui salutato come il più bello di tutta la sua vita.

Questo, quello che scrive Danny in un post a corredo di una commovente immagine che ritrae il momento della nascita della figlia:

Dicevate tutti la verità, questo è stato il momento più bello della mia vita. Non vedo l’ora di condividere questa esperienza con tutti voi, ma per ora, tornerò a fissare il mio bambino.

Danny è un babysitter professionista, membro attivo della comunità LGBTQ, che attraverso i suoi social e il suo blog, affronta tematiche delicate e importanti, che lo hanno toccato in prima persona, con una grande naturalezza, eliminando le barriere che di solito si incontrano in narrazioni di questo tipo.

Nel 2018 ha aperto il suo profilo Instagram, ad oggi molto seguito, con più di 35.000 follower all’attivo. Come lui stesso dichiara, questa è stata un scelta voluta per raccontare agli altri se stesso e le sue esperienze, come il percorso di transizione, l’esperienza della paternità e il suo cammino di guarigione dalle dipendenze. Non solo, con i suoi post, inoltre, Danny veicola messaggi di inclusione e diversità, permettendo a migliaia di estranei di familiarizzare con tematiche poco conosciute o considerate tabù e abbattendo barriere, stereotipi ed etichette.

E lo fa attraverso un linguaggio e una modalità di comunicazione che inneggiano alla positività e alla gentilezza, registri decisamente insoliti al giorno d’oggi, che evidentemente però, rispondono a un’urgenza collettiva condivisa, considerata la risposta positiva dei follower dell’uomo.

Danny ha anche creato una campagna fondata sulla gentilezza, nata da un preciso intento, come lui stesso dichiara dalle pagine del suo blog:

La campagna Be Kind è nata dal desiderio di ispirare le persone a creare legami con gli altri attraverso il semplice atto di gentilezza. Come persona che, come molti altri, ha sperimentato episodi bullismo nella vita, posso testimoniare con certezza quanto potente possa essere la gentilezza. La gentilezza mi ha salvato la vita in diverse occasioni. Mi ha insegnato che anche nei momenti più bui, è in grado di illuminare un’intera stanza. Ho visto e sentito la mia vita cambiare ad ogni atto di gentilezza che attraversa il mio cammino. La gentilezza crea un effetto a catena e ispira gli altri a fare lo stesso.

E tra le tante storie social che documentano la genitorilità transgender, c’è anche Bennett Kaspar-Williams, un trans female to male che poche settimane fa ha partorito il piccolo Hudson, avuto insieme al compagno, sposato nel maggio 2019.

Proprio in quel periodo, Bennett ha deciso di interrompere la cura ormonale per iniziare una famiglia. Dopo essere rimasto incinto, ha subito dichiarato che non appena possibile, si premurerà di far sapere al figlio che potrà non riconoscersi nel genere con cui è nato e decidere lui stesso.
Proprio come Danny, anche Bennet usa il suo profilo Instagram per raccontare e far conoscere la sua storia e rendere queste tematiche sempre più diffuse e comprese.

E ancora una volta, le battaglie verso una società più inclusiva possono essere combattute proprio a partire dai social network, a cui dobbiamo riconoscere il merito di diffondere su ampia scala una maggiore cultura della consapevolezza su molte questioni spesso poco battute dalla stampa, contribuendo così a far cadere dogmi, discriminazioni e tabù.

Articolo  di Valentina Grassini

Pubblicato su www.robadadonne.it