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L’infertilità colpisce circa 48,5 milioni di coppie in tutto il mondo. Negli ultimi decenni, un boom dei trattamenti di procreazione medicalmente assistita ha visto nascere 1 bambino su 13 in Giappone con la fecondazione in vitro. Sono noti fattori come l’età e la riserva ovarica e come possano influenzare le scelte e il successo del trattamento. Ma è stata necessaria una ricerca approfondita per valutare l’impatto di altri fattori.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha evidenziato la necessità di valutare anche la qualità e lo stile di vita, tramite strumenti come il Fertility Quality of Life (FertiQoL), ad esempio. Con questo obiettivo i ricercatori si sono concentrati su coppie infertili che si erano sottoposte alla fecondazione in vitro (Ivf). All’inizio, i partecipanti hanno dettagliato le loro abitudini alimentari, modellate su una dieta mediterranea ma adattate alle preferenze giapponesi, e le scelte di stile di vita, inclusi i ritmi del sonno, le abitudini lavorative, l’uso del computer, il livello di tabagismo e l’attività fisica, misurati mediante compiti metabolici equivalenti (MET).
L’analisi statistica mirava a esplorare la relazione tra background del paziente, abitudini alimentari e di esercizio fisico, punteggi FertiQoL ed esiti della fecondazione in vitro, utilizzando un approccio multi-variabile per identificare i fattori significativi. Lo studio ha tentato di reclutare 286 pazienti per rilevare una differenza clinicamente rilevante nell’esito primario, il tasso di blastocisti di buona qualità, con un’analisi statistica completa eseguita utilizzando il software Sas.
Risultati dello studio
Tra maggio 2019 e marzo 2022, 291 donne che cercavano il loro primo trattamento di fecondazione in vitro presso le cliniche dell’IVF Japan Group e dell’Ospedale dell’Università di Tokyo sono state inizialmente prese in considerazione per lo studio. Dopo aver escluso le donne che avevano interrotto il trattamento o che erano rimaste incinte, sono 281 quelle che hanno proceduto con la stimolazione ovarica controllata e il recupero degli ovociti e quindi rientranti nel campione della ricerca. Vari motivi, tra cui la mancanza di fecondazione, l’assenza di embrioni di buona qualità e la perdita di follow-up, hanno ulteriormente ristretto il numero dei partecipanti a 260, di cui 200 sottoposti a trasferimento di embrioni di blastocisti singoli (blast-SET). Di queste, 139 donne hanno mostrato livelli di hCG positivi, indicanti quindi la presenza di una gravidanza.
“Lo studio ha esaminato il tasso di blastocisti (sviluppo embrionale allo stadio più avanzato che avviene 5-6 giorni dopo la fecondazione, ndr) di buona qualità per il recupero di ovociti – scrivono i ricercatori -, e ha rivelato che le donne di età superiore ai 36 anni o quelle con la malattia di Hashimoto avevano tassi significativamente più bassi, mentre anche il consumo frequente di pesce era provvisoriamente collegato a tassi più bassi di successo. Al contrario, un sonno adeguato, l’uso del computer e partner non fumatori erano associati a probabilità più elevate. Le possibilità di successo erano associate anche all’uso di olio d’oliva, un uso di circa quattro ore del computer e un indice di massa corporea (BMI) pari a 20,8”.
Nello specifico, una dieta mediterranea che include olio d’oliva pare abbia effetti positivi sulle possibilità di aumento dei tassi di impianto del feto, di successo della gravidanza clinica e delle possibilità dei nati vivi. Inoltre, l’assunzione di olio d’oliva, vitamina D e acidi grassi marini omega-3 per sei settimane ha migliorato la qualità dell’embrione. Per quanto riguarda le abitudini del sonno, il tasso di gravidanza clinica era inferiore tra le donne che dormivano 9-10 ore rispetto a quelle che dormivano 7-8 ore. Le donne che dormivano per 9 o più ore mostravano un tempo di gravidanza più lungo rispetto a quelle che dormivano per 8 ore. Per il rapporto con il tabagismo, il tasso di test di gravidanza positivo dopo tutti i cicli di fecondazione in vitro tendeva ad essere inferiore tra le donne i cui partner erano fumatori. Ciò suggerisce che il fumo maschile ha un impatto negativo sugli esiti della fecondazione.
In sintesi, “i nostri risultati suggeriscono che l’uso prolungato del computer non ha necessariamente un effetto negativo sugli esiti della fecondazione in vitro e che l’assunzione di olio d’oliva può essere l’abitudine alimentare più importante per il miglioramento del successo della fecondazione”.