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Dopo la pandemia più bambini nati dalla fecondazione assistita

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Dal 2020 al 2021, in seguito alla contrazione osservata nella prima fase della pandemia Covid-19, è ripreso l’uso di tutte le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita, sia di primo livello (inseminazione) sia di secondo e terzo livello (fecondazione in vitro); sia con gameti della coppia, sia con gameti donati. Le coppie trattate sono passate da 65.705 a 86.090, i cicli effettuati sono passati da 80.099 a 108.067 e i bambini nati vivi sono passati da 11.305 a 16.625.     E’ quanto emerge dalla Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge (40/2004), pubblicata oggi sul sito del ministero e trasmessa al Parlamento il 10 novembre.   I centri di PMA attivi sono 340, di cui 100 pubblici, 19 privati convenzionati, 221 privati.    Il 36,8% dei centri è pubblico ed effettua il 33,9% dei cicli; l’8,6% è privato convenzionato ed effettua il 28,2% dei cicli; il 54,6% è privato ed effettua il 37,9% dei cicli. In generale, quindi, il 62,1% dei cicli di trattamenti di II e III Livello con gameti della coppia si effettua all’interno del SSN (in centri pubblici piu’ quelli privati convenzionati), mentre solo il 27,4% dei cicli con gameti donati viene effettuato in centri pubblici o privati convenzionati a fronte del restante 72,6% che viene eseguito in centri privati. Resta diversa la distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati, più presenti nel Nord del Paese.
Resta elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia, 36,8 anni e diminuisce la percentuale di donne sopra i 40 anni che si sottopone alle tecniche di PMA a fresco: era del 35,8% nel 2020, è del 34,4% nel 2021.

–  Società italiana infertilità, 5mila nati in più da Pma nel 2021

‘Più informazione, è anche contributo contro crisi demografica’

I dati della relazione del ministro della Salute al Parlamento sulla legge 40/2004 sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma) “ci restituiscono un quadro che i centri specializzati in medicina della riproduzione conoscono bene: dopo la pandemia e i prolungati lockdown, periodi in cui le nostre attività si sono dovute interrompere, a eccezione di quelle urgenti, le coppie hanno sentito il forte bisogno di tornare a perseguire il sogno di diventare genitori, e lo abbiamo visto con un sensibile aumento delle richieste di prime visite e di trattamenti. Il risultato è che nel 2021 sono nati oltre 5.000 bambini in più rispetto all’anno precedente”. Lo afferma Alberto Vaiarelli, ginecologo, segretario della Società italiana di Infertilità e Sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-MR) e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma, intervenendo dopo la pubblicazione dei dati della relazione al Parlamento sulla legge 40.
La Pma, sottolinea Vaiarelli, “consente oggi di far nascere il 4,2% dei bambini in Italia e con un adeguato supporto anche da parte delle istituzioni pubbliche, attraverso l’implementazione dei Lea su tutto il territorio, campagne di informazione su prevenzione e cura dell’infertilità, si potrebbe fare molto di più per sostenere chi desidera un bambino ma ha problemi nel concepimento, come anche i giovani che devono progettare il loro futuro riproduttivo, consentendo loro di conoscere le regole più semplici per la preservazione della fertilità. Questo consentirebbe di dare un contributo importante alla crisi demografica che investe il nostro Paese”.