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20 Giugno 2023Stanno suscitando clamore, se non sconcerto, le notizie di paternità di Al Pacino, 83 anni, in attesa di un bebé, e di Robert De Niro, 79 anni, che ha da poco accolto il suo settimo figlio (una bambina). I due attori di Hollywood si accompagnano a donne molto più giovani di loro e non rinunciano al sogno di diventare nuovamente padri, nonostante la loro età senior. Scandalo? Irresponsabilità? Delirio di onnipotenza? Queste domande restano aperte, ma quello che vogliamo capire in questo articolo è se gli uomini hanno o meno un orologio biologico da rispettare. Ne parliamo con un’esperta.
L’orologio biologico degli uomini, parola alla dottoressa
Spiega la dottoressa Martina Masetti, androloga e consulente di MioDottore: «l’apparato riproduttore maschile funziona mediante meccanismi fisiologici molto diversi da quello femminile. Una persona di sesso femminile nasce già dotata di un numero definito di ovociti. Poi, a partire dalla prima mestruazione, le ovaie acquisiscono la capacità di espellere in genere un unico ovocita fertilizzabile al mese (ovulazione). Questo processo fisiologico termina con la menopausa, concludendo così l’età fertile della donna. I testicoli di una persona di sesso maschile, invece, cominciano a produrre spermatozoi a partire dalla pubertà, principalmente sotto l’influenza di due ormoni, FSH e testosterone. La spermatogenesi è un processo continuo nell’uomo: ogni singolo giorno inizia la produzione di nuovi spermatozoi, i quali impiegano circa 72 giorni per arrivare a completa maturazione. Si stima che i testicoli producano quotidianamente circa 150-275 milioni di spermatozoi, anche se tale dato presenta un’ampissima variabilità non solo da uomo a uomo, ma anche tra i vari momenti della vita di uno stesso uomo. Quindi, la spermatogenesi – diversamente dall’ovulazione femminile – è un processo che con l’avanzare dell’età peggiora in qualità, ma non si ferma mai del tutto. Per ottenere una gravidanza è sufficiente anche un solo spermatozoo sano: il testicolo normalmente produce milioni di spermatozoi per ottimizzare statisticamente il numero di quelli idonei a fecondare, ma anche se producesse un unico spermatozoo sano, la probabilità di concepire sarebbe sì molto bassa, ma mai del tutto azzerata».
Ci sono rischi per il nascituro quando il padre biologico è anziano?
«Ai giorni nostri – soprattutto nei paesi più ricchi del mondo- la decisione di mettere al mondo un figlio viene procrastinata sempre di più per ragioni psico-sociali, vedi alla voce instabilità lavorativa ed economica, tempi di ascesa nella carriera più lenti, aumento del numero di divorzi e nuovi matrimoni», commenta la dottoressa Masetti. «La letteratura scientifica si è espressa ormai molto chiaramente sui molteplici rischi che l’età materna avanzata (ossia dopo i 40 anni) comporta per la gravidanza e per la salute del feto, ignorando per molto tempo il fattore maschile, sul quale sono infatti presenti ancora pochi studi autorevoli. Per quel poco che sappiamo ora, l’età paterna avanzata potrebbe essere correlata all’aumento di aborti spontanei, anomalie congenite, difetti nello sviluppo neurologico, insorgenza di cancro infantile e, per una piccola percentuale (0,5%), sembrerebbe essere la causa di mutazioni genetiche autosomiche dominanti, alla base di diverse patologie umane (ad esempio l’acondroplasia). Un’altra correlazione che qualche studio ha evidenziato è un possibile insuccesso delle procedure di fecondazione assistita. In ogni caso, per quanto sia fondamentale che le coppie siano adeguatamente informate sul rischio riproduttivo connesso all’età di entrambi i partner, una gravidanza va prima di tutto cercata quando la coppia si sente pronta ad accoglierla. Con consapevolezza e al di là dell’orologio biologico».
FONTE https://www.vanityfair.it/
MARZIA NICOLINI