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L’aborto spontaneo ricorrente: fattori psicologici predisponenti, conseguenti e impatto nel percorso di PMA

L’aborto spontaneo rappresenta la complicazione più comune di una gravidanza e consiste nella perdita precoce del feto, prima della sua potenziale ed autonoma sopravvivenza (< 20 settimane).

Si possono distinguere tre tipi di aborto: occasionale, ripetuto e ricorrente.

Nel primo caso si tratta di un evento una tantum che riguarda circa il 15-20% delle gravidanze, riconducibile perlopiù a malformazioni cromosomiche del feto.

Si parla di aborto ripetuto, invece, quando nella storia ostetrica di una donna si verificano due episodi consecutivi di aborto entro la 20esima settimana ed in questo caso l’evento si verifica in circa l’1% delle coppie in età fertile.

Occorre fare una  valutazione distinta per le donne affette da abortività ricorrente o poliabortività,  un fenomeno clinico rientrante nei disturbi riproduttivi, che la maggior parte degli studi e le attuali Linee Guida Europee definiscono come tre o più episodi di aborto spontaneo consecutivi. Si stima che il fenomeno riguardi tra l’1 e il 2% della popolazione femminile (Regan, 2006).

Sebbene il 50% dei casi rimanga sine causa (Hertz-Picciotto and Samuels, 1988) la poliabortività è oggi prevalentemente associata a cause genetiche, infettive, malformazioni uterine, esposizione a farmaci e tossine, trombofilie e disfunzioni di vario genere dell’asse neuro-immuno-endocrino, oltre che all’età materna (Clark et al., 1996). Inoltre è stata evidenziata una frequenza maggiore, rispetto alla popolazione normale ,di alterazioni emotive e psicologiche che  possono essere considerate una concausa di patologia.

I fattori psicogeni predisponenti

Negli ultimi decenni diversi studi internazionali hanno dimostrato, nelle donne poliabortive, la relazione tra stress cronico (come uno stato depressivo preesistente), sub-regolazione del sistema immunitario e disfunzione del sistema neuroendocrino, in particolare attraverso  una riduzione delle cellule B, T e NK e il rilascio di ormoni quali catecolamine e cortisolo, che agiscono tra le altre cose nel controllo delle infezioni e nella vascolarizzazione fetale.

I fattori psicologici conseguenti

La donna che è costretta ad affrontare l’esperienza traumatica dell’aborto in maniera ripetuta spesso presenta sintomi quali pensieri intrusivi, incubi ricorrenti e uno stato di iper arousal. Il rischio è la messa in atto di meccanismi difensivi di negazione del dolore che a lungo termine possono ostacolare il normale processo di elaborazione del lutto.

Nelle donne con storia di poliabortività si manifestano inoltre profonda tristezza, impotenza, messa in discussione della propria identità come donna capace, senso di colpa e percezione di mancato soddisfacimento delle aspettative altrui. Qualora il dolore psicologico non subisca un’elaborazione può instaurarsi una condizione di dolore patologico, che può sfociare in un vero e proprio quadro depressivo e/o ansioso.

L’impatto psicologico dell’aborto spontaneo ricorrente in un percorso di PMA

Quella dell’impatto della perdita di un bambino concepito attraverso le tecniche di PMA  è un’area di ricerca che deve essere ancora esplorata a fondo.

In una ricerca condotta da Harris e Daniluk (2009) sono stati individuati alcuni temi ricorrenti:

– la percezione di mancanza di controllo, auto-controllo e impotenza;

– l’ansia rispetto al funzionamento del proprio corpo;

– un senso di ingiustizia  (che si associa a quello precedentemente provato per la condizione di infertilità);

– la tendenza ad attribuire a sé stesse la colpa;

– l’isolamento sociale e l’evitamento.

I risultati sembrano indicare che aborti ricorrenti associati ad infertilità aggravino l’esperienza della perdita, rappresentando il culmine delle molte sofferenze provate lungo il percorso di PMA. L’ansia dell’incertezza e della risperimentazione del trauma aumenta dopo ogni perdita e la sperimentazione di aborti ripetuti spesso rappresenta un punto di rottura, scoraggiando le coppie nell’affrontare un nuovo ciclo di trattamento (Cordell e Thomas, 1997; Cote- Arsenault, 2001; Brier, 2004; Bennet et al., 2005).

a cura di dott.ssa Autorino Rebecca e dott.ssa Varini Claudia