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30 Gennaio 2020Testimonianza reale di una donna coraggiosa che ha realizzato il sogno di diventare mamma concoraggio, pazienza, perseveranza, fiducia e tanto AMORE…
“Ogni sera quando metto a letto il mio piccolo di 8 mesi rimango a guardarlo respirare. Osservo ogni singola parte del suo meraviglioso e perfetto corpicino, i miei occhi si gonfiano di lacrime di felicità, mi avvicino a lui, annuso il suo profumo sfiorando la sua pelle morbida e candida. Guardo il miracolo che si è realizzato e ripenso a tutto quello che ho vissuto prima di lui. Ho 37 anni, sono un ingegnere elettronico, sposata da 8 anni. Fino a qualche anno fa ero convinta di essere felice: lavoro, amore, avevo tutto, ad un figlio nemmeno ci pensavo. Poi circa quattro anni fa, all’improvviso si è fatto vivo il desiderio di maternità, una sensazione nuova, istintiva, sentivo il bisogno di diventare madre, ero piena di un amore nuovo che volevo donare.
Convinta che in pochi mesi sarei rimasta incinta, io e mio marito abbiamo iniziato a provare ad avere un bambino. Piano piano il tempo passava, ogni mese la speranza di essere incinta svaniva dando spazio ad un sentimento di sconfitta, amarezza, fastidio, rabbia. Il tempo passava e tutte le mie amiche sfoggiavano pancioni meravigliosi, tutti annunciavano di essere diventati genitori, noi nulla.
Abbiamo iniziato a pensare che forse si trattava di stress che con le vacanze e un po’ di relax sicuramente il bimbo atteso sarebbe arrivato. Dopo due anni di tentativi e false attese ( ho sempre avuto un ciclo irregolare, quindi immaginate quando avevo 7,8,10 giorni di ritardo come potevo volare con la fantasia e come invece la dura realtà mi faceva sentire fallita), io e mio marito ci siamo convinti che forse era il caso di sentire degli esperti.
Prima di tutto il mio ginecologo, il quale decise di asportarmi un mioma, che avrebbe potuto rendere l’avvio di una gravidanza un po’ più difficoltoso; poi un andrologo. Nel frattempo i tentativi continuavano e sempre più sentivo dentro di me un sentimento di sconfitta. Ormai avevo la consapevolezza di non essere felice, nonostante l’infinito amore di mio marito, la sua dolcezza, la sua premura nel cercare di farmi stare bene, io mi sentivo sempre più triste, incompleta, iniziavo ad essere arrabbiata con il mio corpo che ogni mese mi prendeva in giro, mi illudeva e poi mi faceva soffrire dimostrandomi per l’ennesima volta che il mio ventre era vuoto.
Ormai nulla aveva più senso, la voglia di maternità era così forte e intensa che niente riusciva a colmare la sensazione di vuoto che sentivo dentro. Quasi mi vergognavo di questo stato di non maternità , desideravo avere un figlio, esplodevo dalla voglia di dare amore ad una nuova vita, volevo sentire il profumo della pelle del mio bambino. Per questo, io e mio marito abbiamo deciso di fare domanda di adozione, un calvario lungo e per nulla facile, chiamati a scegliere in pochi secondi se occuparci o mano di bimbi con le più complicate situazioni familiari alle spalle ed essere messi a confronto con altre coppie nell’attesa di essere scelti come coppia migliore.
Un altro duro colpo alla nostra profonda volontà di essere genitori. Ero ormai disperata, piangevo di continuo convinta che non sarei mai diventata madre. All’ennesimo controllo dal ginecologo, il quale non riscontrava nessuna evidente anomalia, ci è stata prospettata l’alternativa della procreazione medicalmente assistita. Inizialmente io e mio marito non volevamo prendere in considerazione questa alternativa, non essendo adeguatamente informati, pensavamo che si trattasse di un percorso fatto di bombardamenti ormonali, dannosi alla salute, senza nessuna certezza di riuscita con l’aggiunta di un oneroso investimento di denaro.
Avevamo paura, non riuscivamo ad avere informazioni approfondite e immaginavo la PMA, come una punizione piuttosto che come una valida alternativa al nostro problema. Le Asl o i medici di famiglia, dovrebbero saper accogliere i dubbi di una coppia che vuole approcciarsi ad un tale percorso, invece riscontravamo solo reticenza e giudizi negativi. I dubbi e la paura di un fallimento facevano trascorrere altro tempo, fino a quando il mio ginecologo mi ha consigliato di prendere informazioni su di un centro a Chianciano dove una sua paziente si era rivolta e si era trovata bene. Era l’inizio del nostro percorso PMA . Essendo una persona molto scrupolosa, ho dapprima fatto numerose ricerche e comparazioni su vari centri valutando diversi dati: tecniche adottate, percentuali di successo, impegno nella ricerca, team di professionisti. Ero certa se dovevo approcciarmi alla PMA dovevo andare al Chianciano Salute (Omnia fertilitatis).
Quando io e mio marito siamo stati a Gragnano (il centro ha diversi ambulatori dislocati in Italia, questo agevola, a mio avviso, molto le coppie che invece dovrebbero fare diversi chilometri per raggiungere la clinica in Toscana per fare il primo colloquio e i primi esami), ci siamo sentiti da subito sereni. Il sorriso e la gentilezza sono state le prime cose che mi hanno colpito delle Dottoresse che di lì a poco ci avrebbero preso in ‘ custodia’.
Il Responsabile del centro, il Dottor Irollo, ci ha spiegato in modo coeso e preciso ciò che riguarda la PMA, ci ha subito detto che non ci sono certezze assolute, ma che le tecniche e le terapie sono sempre più specifiche e sempre più adatte alle singole esigenze della coppia, ma soprattutto a quelle della donna. Ci ha spiegato che non bisogna accanirsi e che bisogna avere la consapevolezza che la PMA non deve diventare un’ossessione, ma una opportunità. Mi ha rasserenato, mi sono sentita al sicuro, in ottime mani. Avevo letto, su qualche forum su Internet, davvero cose assurde, non condividevo neanche una di quelle opinioni ora che ero io la protagonista di questo percorso.
Ciò che bisogna valutare è la metodologia adottata nell’analizzare la coppia, prima di definire una terapia. Il Dottor Irollo, prima di stendere il piano terapeutico, ritiene necessario effettuare una istetoscopia per scongiurare problemi fisiologici, fare indagini genetiche, esami ematochimici. Avevo paura dell’isteroscopia, avendola già fatta altrove ed avendo sentito molto dolore. Invece.. al momentodell’esame una ostetrica mi teneva la mano, con garbo e gentilezza mi supportava, mentre il Dottor Irollo, con fare delicatissimo aveva già terminato la famigerata isteroscopia. Una volta ultimati tutti i test mi è stato finalmente consegnato il mio piano terapeutico, avrei potuto fare monitoraggi ed esami nella mia città ( cosa molto vantaggiosa rispetto al fatto di doversi spostare anche per i monitoraggi). Nonostante i numerosi problemi burocratici che ho riscontrato, tornata a casa ho iniziato la stimolazione. Le sensazioni che si provano sono davvero antitetiche: fino a qualche ora prima di fare la prima iniezione di gonadotropine avevo una ansia terribile, paura che potessi avere qualche effetto collaterale, ma contemporaneamente speravo con tutta me stessa che la terapia andasse a buon fine. Per tutto il tempo della stimolazione vivevo con il fiato sospeso sperando che i valori ormonali e i monitoraggi portassero buoni risultati, essendo stata informata dal centro sull’eventualità ( rara) di avere una iperstimolazione o di produrre un numero insufficiente di follicoli. Ci vuole tanta pazienza. Vivere il tutto con la consapevolezza che nulla deve essere dato per certo. Il fatto di non aver detto alle persone al di fuori della mia famiglia quello che stavo affrontando, mi ha evitato lo stress di sopportare le infinite domande di chi, alle fine, vuole solo
Indagare nella tua intimità mostrando un pietismo spicciolo. Sono convinta di questo. Essendo un percorso molto delicato è fondamentale mantenere una certa riservatezza, ti permette di essere concentrata su te stessa, evitando di sentire sciocchezze o consigli fantomatici da chi non ha alcuna esperienza di PMA. Solo chi vive personalmente l’esperienza di voler avere un figlio e non riuscirci, può capire cosa si prova. Avverti intorno a te una solitudine immensa, inizi a guardare le cose con occhi diversi, ti infastidiscono le banalità. Ciò che mi dava forza era la consapevolezza di avere la possibilità di sfogare le mie emozioni con la psicologa che il centro a cui mi sono rivolta mette a disposizioni di tutte le pazienti, una cosa importantissima, a me è stata di grande supporto. Telefonicamente ci sentivamo, è stato molto rincuorante ricevere la telefonata della psicologa il giorno in cui ero a Chianciano per il pick-up. Un appoggio simile fa la differenza, la propria autostima è messa a dura prova quando non si riesce ad avere un figlio. In più avevo anche l’appoggio morale e la disponibilità di una Dottoressa del centro PMA ( nel mio caso la De Rosa) che da subito dopo la prima visita era il mio riferimento per ogni dubbio o difficoltà . Non mi sono mai sentita abbandonata dal Chianciano Salute.
Quando sono arrivata in clinica per il pick up io non ho voluto interagire con nessuno in sala d’attesa, è mia abitudine non confrontarmi con gli altri quando devo fare una cosa molto importante, preferisco concentrarmi su di me ed evitare ansie scaturite dal confronto con le altre esperienze, la discrezione per me è fondamentale. Io e mio marito serenamente abbiamo seguito l’iter previsto. Io ho fatto il colloquio con l’anestesiata, poi sono stata accompagnata in sala operatoria e dolcemente con un sorriso mi sono addormentata per il pick up. Al mio risveglio ricordo di essermi guardata intorno osservavo le altre donne che si erano riprese dall’anestesia e a cui veniva riferirto il numero di follicoli prelevati.
Nella mia mente sono rimasti impressi gli occhi di una ragazza, era ancora sul lettino, aveva il viso quasi coperto dal lenzuolo, i suoi occhi erano gonfi di lacrime, era in silenzio, ma i suoi occhi erano profondamente tristi: i suoi follicoli erano tutti vuoti! Niente transfert per lei. Avevo il timore che anche a me accadesse una cosa simile, invece avevano prelevato cinque ovociti. Potevo ben sperare per il transfert. I giorni a seguire sono stati di grande ansia, attendevo la telefonata del centro per sapere quando fare il transfert ed ero molto agitata. Quando fui chiamata ero al settimo cielo, trasferivano in quarta giornata, un buon risultato. Il giorno del transfert ero serena, stranamente mi sentivo tranquilla e felice, c’era il Dottor Irollo e lui mi aveva comunicato che solo due embrioni avevano continuato a crescere e che mi sarebbero state impiantate due morule.
Ho seguito la procedura di trasferimento con molta attenzione, quando mi hanno detto che era tutto finito, mi sentivo già incinta! Ero davvero convinta che fosse andato tutto bene. Dovevamo solo attendere i giorni necessari per fare il test di gravidanza. Ricordo bene come ho trascorso quei giorni, a casa, quasi fossi di porcellana mi muovevo poco, e poiché l’ansia dell’attesa cresceva, ho iniziato a leggere su internet delle esperienze degli altri. Mai cosa più sbagliata! Più leggevo e più ero angosciata , più avvertivo sintomi che in realtà non avevo, più facevo mie le esperienze degli altri. Un incubo. L’attesa stava diventando un calvario e l’ansia ne era la padrona. Il giorno in cui ho fatto le beta hgc ero nervosa, sapevo che poteva andare male, alla mia amica che lavora al laboratorio di analisi chiesi di chiamarmi non appena avesse avuto il risultato . Alle 12 ancora non mi aveva chiamato. Ero certa, il risultato era negativo.
Lungo il percorso che mi conduceva al laboratorio, ero tesa come una corda di violino, mi mordevo le labbra e mi ero preparata ad accettare il responso, che di lì a poco mi avrebbe dato la mia amica. Negativo. Non c’era assolutamente nulla, la mia amica era dispiaciuta. Io ho finto un mezzo sorriso dicendole che me lo aspettavo e sino uscita di corsa. In macchina ero arrabbiata. Ero confusa, sembrava un incubo. Avevo mandato un messaggio alla famiglia: negativo. Chiamai mio marito, dicendogli del risultato fingendo di stare bene. Mentivo. Tornata a casa, mi sono seduta sul divano, scioccata. Ero imbambolata, mentre le lacrime scendevano lungo il mio viso e il cuore batteva all’impazzata. All’improvviso ho urlato rompendo il silenzio assordante intorno a me, ho iniziato a piangere nervosamente singhiozzando e ripetendo che non era vero quello che mi era accaduto.
Non so per quanto tempo sia durato, so solo che ad un certo punto mi sono asciugata gli occhi, ho indossato una ‘maschera’ e sono uscita di casa, ho pranzato dai miei, cercando di consolare il loro dispiacere, ho lavorato fino a tardi, quando poi a casa ho visto mio marito, sono di nuovo crollata, e ho pianto abbracciata a lui, che nel frattempo aveva gli occhi lucidi, ma per consolare me, tratteneva le sue emozioni. I giorni che sono seguiti sono stati devastanti, ho sentito la psicologa del Chianciano Salute un paio di volte,mi ha confortato, ma il vuoto e la tristezza che si prova dopo un fallimento del genere sono difficili da colmare.
Sentivo un dolore simile ad un lutto, anche se ero consapevole che ci sono donne che affrontano situazioni peggiori in gravidanza, come un aborto , io provavo un dolore immenso. Per chi come me non riesce ad avere un figlio naturalmente, anche solo sapere di aver avuto in grembo un embrione di poche cellule anche solo per poche ore, sente di avere avuto la vita dentro di se, come una gravidanza lunga nove mesi, in più, a ciò, si aggiunge la rabbia e la frustrazione che neanche con la medicina si è riusciti ad avere una gravidanza, tutto questo ti scoraggia e ti fa stare davvero male. Appena ero da sola a casa scoppiavo a piangere disperata mi toccavo il ventre vuoto, convinta di non meritare di diventare madre.
Il dolore non passa. La ferita resta. Ancora oggi sento l’amarezza che mi ha attraversato in quei giorni.
Con il passare del tempo stavo sempre peggio avevo la sensazione che nulla potesse rendermi felice, volevo essere madre, lo volevo con tutta me stessa, l’istinto materno era così forte che immaginavo di continuo come potessero essere i miei bambini se le mie morule fossero diventate i miei figli.
Dopo alcuni mesi ho convinto mio marito a riprovarci, inizialmente lui non voleva , questa esperienza ci aveva segnato profondamente, poi siamo ritornati a Gragnano, non abbiamo avuto dubbi sul ritornare nello stesso centro, sapevamo di andare sul sicuro. Al colloquio con il Dottor Irollo ci è stato spiegato che dall’analisi dei miei ovociti, era risultato come se io avessi 45 anni e non 36, la qualità ovocitaria era pessima! Volevo morire! Ci fu spiegato che le cause del non attecchimento potevano essere molteplici: un eccessiva reazione immunitaria da parte del mio endometrio, la possibilità di essere insulino resistente, le cause potevano essere diverse,il corpo umano è una macchina perfetta e per quanto la si possa conoscere c’è sempre qualcosa che può sfuggire. Quindi per evitare indagini troppo invasive ed analizzando il quadro generale della coppia nonché la mia risposta alle stimolazioni, il Dottor Irolllo ha deciso di farmi fare una terapia dove al di là dei soliti farmaci per la stimolazione, avrei dovuto fare flebo di intralipidi e seguire una alimentazione (nel mese che comprendeva il pick up e il transfert) a regime chetogenico, la nutrigenomica avrebbe potuto aiutarmi molto. Tornati a casa ho fatto vedere il piano terapeutico al medico di famiglia che è stato da subito scettico, uno degli aspetti più tristi di tutto il mio percorso è stata proprio la reticenza e la grande disinformazione che ho ritrovato nel mio medico di base e in alcuni farmacisti, mentre il mio ginecologo di fiducia non si è mai espresso ne ‘ mai si è veramente informato o contattato il Dottor Irollo per saperne qualcosa di più o parlare del mio stato, era come se non volesse assumersi responsabilità .
Dalle persone che mi avrebbero dovuto sostenere in tutto questo mi sono sentita abbandonata. Ho iniziato a fare le flebo e ad assumere alcuni integratori, prima di iniziare il regime chetogenico. Quando ho iniziato a stravolgere la mia alimentazione tutti temevano per la mia salute, questo tipo di regime ha come obiettivo il raggiungimento di uno stato di chetosi che ho mantenuto per 42 giorni. In tutto questo tempo mi sentivo benissimo! Ero piena di forze, non ho mai avuto un attacco di emicrania( fino ad allora io ne ho sofferto sempre e in maniera violenta), insomma nonostante fossi arrivata ad essere sottopeso, io mi sentivo in formissima.
Quando ho iniziato la stimolazione ero però un po’ scettica, la seconda volta, cerchi di convincerti che non devi sperare positivo , ti crei una corazza per non soffrire, ma intanto dentro ti senti morire, avverti una paura terribile di fallire di nuovo. Quando siamo arrivati a Chianciano ero un po’ triste, avevo fatto di tutto, una terapia completa e avevo prodotto solo quattro follicoli. Ero davvero sfiduciata. Sapevo che sicuramente non avrei potuto congelare nessun embrione, già il numero di follicoli non prometteva, secondo me, nulla di buono .
Ho aspettato il mio turno per il pick up in assoluto silenzio , ho fatto il colloquio con l’anestesista e come la volta precedente mi sentivo al sicuro e in buone mani, il team di collaboratori del Dottor Irollo mi facevano sentire serena. Le Dottoresse che si sono occupate di me, le infermiere , i biologi, sono stati dei grandi professionisti e, benché , come ho sentito dire da altri, sono di poche parole, se viene chiesto loro qualche spiegazione ti rispondono senza problemi ed esaurientemente .
Ciò che non dimenticherò mai di quella giornata è stato il pianto disperato di mio marito. Non l’avevo mai visto così. Ad un certo punto è scoppiato dicendo che non c’è la faceva più , che sentiva il peso della riuscita di questo tentativo, era davvero distrutto e sfinito dopo che aveva per mesi consolato e sopportato me e le mie crisi di disperazione. Solo a quel punto, solo vedendo mio marito in quello stato, avevo capito che se anche quella volta non fosse andata a buon fine avrei dovuto non insistere ed aspettare che il tempo, forse , avrebbe guarito le ferite.
Dopo tre giorni ho fatto il transfert di due embrioni, qualità 2 ( non proprio eccellenti) già mi convincevo che non sarebbe andata bene nonostante tutti gli integratori presi e la dieta fatta per migliorare la qualità ovocitaria.
Tuttavia il momento del transfert resta, secondo me, quello più bello di ogni altro. Innanzitutto se sei arrivata a quel punto, hai già raggiunto un importante traguardo, inoltre il giorno del transfert avverti che tutta l’ansia, che di lì a poco ricomincerà ad assalirti per l’attesa del risultato delle beta hgc , magicamente svanisce e senti una serenità interiore che ti fa godere pienamente di quel momento speciale in cui vedi, attraverso il monitor dell’ecografo, un pallino bianco che sembra una meravigliosa stella nell’oscurità dell’universo che altro non è che il tuo utero. Quel puntino bianco, quella stellina era l’insieme dei miei embrioni, l’ho osservati a lungo. Non dimenticherò mai quell’immagine che mi ha emozionato al punto da soffocarmi il respiro. Volevo assaporare l’ebrezza di essere ‘ mamma’ di quella stellina, almeno, per qualche istante, ero madre, anche se dopo due settimane il risultato delle beta fosse stato nuovamente negativo, sapevo di aver avuto almeno per pochi istanti i miei piccoli nel mio ventre non più sterile. Li amavo già.
I giorni che sono seguiti, sono stati terribili, la seconda volta non sei più forte, anzi sei più consapevole che potrebbe andare male, a peggiorare il mio stato d’animo era stato il risultato delle analisi del progesterone : era nella norma, ma decisamente più basso rispetto alla volta precedente, per cui pensavo che se la volta scorsa che il progesterone era ottimo non era andata bene, figurarsi se questa volta poteva andare a buon fine. Ero tesisissima, non avvertivo nessun sintomo , ma non volevo farmi condizionare da nessuno né tantomeno dai vari forum che si trovano su internet. Pregavo. Sono molto credente. Una sera, quattro giorni prima di fare il test di gravidanza, ho avuto delle perdite ematiche, mi sono sentita il mondo crollare addosso. Era la fine per me! Ero convinta che il ciclo stesse arrivando e che fosse andata male. Ricordo molto bene l’orario, erano le 22 e30 ero a casa con i miei, li ho mandati via. Volevo restare sola, mio marito era a lavoro ed io avevo bisogno di stare sola per sfogare tutta la mia rabbia. Non potevo crederci, dopo tutto quello che avevo affrontato, dopo tutte le terapie fatte, era tutto finito, non erano nemmeno passati i quattordici giorni di routine per aspettare il test. Ho incominciato a piangere disperata, ero amareggiata e delusa, terribilmente scoraggiata e molto triste , mi convincevo del fatto che ormai non c’era nulla da fare, io non sarei mai diventata mamma.
A quel punto decisi di mandare un messaggio al Dottor Irollo, pensavo che a quell’ora non mi avrebbe risposto e invece dopo pochi minuti ho ricevuto una sua risposta: avrei dovuto continuare la terapia ed aspettare il giorno del test. Quel messaggio mi ha fatto sentire meno sola e nonostante sentivo che era andata male, ho seguito i consigli del medico. I giorni seguenti sono stati devastanti, ogni sera avevo perdite ematiche ed ogni sera la speranza che potessi avere un risultato positivo del test di gravidanza diminuiva sempre più . Il giorno del test, mio marito è venuto con me, avevamo deciso di passare la giornata fuori senza pensare al risultato del test. Ormai ero davvero convinta che ogni speranza di diventare madre era persa.
Alle 11:30, mentre io e mio marito eravamo in banca, ho ricevuto una telefonata. Era il laboratorio. La mia amica urlando mi dice: sei incinta!! Le tue beta sono altissime!!!
Ciò che ho provato in quel momento è indescrivibile! Non capivo più dove mi trovavo, volevo urlare dalla gioia, non ci credevo, non poteva essere vero, io incinta? Impossibile secondo la mia testa!
Ho subito avvisato la dottoressa che mi seguiva al centro, la Di Rosa, appena ha saputo della cosa, ha esultato per me, mi ha tranquillizzato, mi ha dato nuove indicazioni per la mia terapia, mi sentivo ancora una volta, ascoltata e al sicuro, ho avvisato il Dottor Irollo, nel suo messaggi, tutta l’emozione di un medico che ama il suo lavoro e cerca di rendere felici coppie distrutte. Ho ripetuto il test come da protocollo, ognuno volta temevo che la magia potesse finire e invece.. all’ottavo giorno ero al centro a Gragnano per ecografia di controllo. Ho visto il cuoricino del mio piccolo.. uno sfarfallio meraviglioso che mostrava in pieno ritmo la vita che si stava formando, una emozione grandissima da lasciare senza fiato, c’era anche una seconda camera gestazionale, ma non si vedeva il battito. Entrambi gli embrioni avevano attecchito, solo uno aveva avuto la forza di aggrapparsi alla vita. Era un risultato eccellente anche se, ovviamente , avrei voluto stringere entrambi i miei bimbi!
La mia gravidanza è stata normalissima, senza nessun intoppo, tutte le stupidaggini che si raccontano circa le gravidanze da PMA, non sono vere. Le accortezze che ogni donna incinta ha, le ho seguite anche io. Alla dodicesima settimana sono voluta ritornare da Irollo, volevo fare un controllo con lui, volevo sentire un suo pareare, farmi visitare da lui per me significava molto, mi faceva sentire decisamente più sicura.La visita è stata dettagliata e scrupolosa, il Dottore ci ha dato tante spiegazioni, serenamente ci ha spiegato ogni minuzia durante l’ecografia ( 3d) facendo anche la traslucenza nucale. Siamo stati soddisfattissimi di quella visita , è vero abbiamo fatto un viaggio di 3 ore, ma è stata la visita più completa e più soddisfacente di tutta la mia gravidanza, non si può assolutamente dire che il Dottor Irollo sia un medico superficiale e scontroso, io l’ho trovato paziente, premuroso, competente e sempre presente nella mia gravidanza, anche se a distanza. Si perché ogni volta che avevo dei dubbi, ogni volta che temevo che qualcosa potesse andare storto, anche quando ho avuto la tosse, mandavo dei messaggi ad Irollo e lui, appena possibile mi rispondeva per darmi consigli o terapie, anche per la tosse. Non immaginate quanto abbia significato questo, sapere di poter avere sempre un contatto con chi ha reso possibile la tua gravidanza è fondamentale per mantenere una certa calma e stabilità emotiva, nonostante magari ci siano altri medici che si occupano di te, come nel mio caso.
Chi ha sofferto come me per avere un figlio sa bene che anche se si raggiunge l’agognato e desiderato obiettivo, si avverte sempre un senso di insicurezza, di dubbio, di paura che qualcosa possa andare storto, ogni giorno si teme sempre che la propria gravidanza possa andare male, è inutile negare che si resta molto segnati delle sconfitte e dai fallimenti che si sono avuti. Infatti ogni volta che dovevo fare un controllo ero agitatissima, temevo sempre che il cuore del mio bambino si fermasse, non riuscivo a credere che invece ogni volta i controlli dimostravano il contrario e tutto procedeva bene. Davide è nato il 28 dicembre con taglio cesareo alla fine della quarantesima settimana, pesava quasi quattro chili ed è sanissimo.
Quando l’ho sentito piangere la prima volta ho chiuso gli occhi e sono riuscita finalmente a gioire senza timori o ansia per questa gioia immensa, quando ci siamo guardati negli occhi non ho avuto più paura di perderlo e quando l’ho attaccato al seno dopo poche ore dalla sua nascita non avevo nessun dubbio: avrei rifatto lo stesso percorso terapeutico senza rimpianti. Ovviamente ho condiviso la mia felicità con tutta l’equipe che mi ha seguita del centro PMA, anche se a distanza perché residente in un’altra regione, tutti hanno dimostrato gioia e soddisfazione per me e mio marito, quello che più mi ha emozionato e’ stato vedere che questi medici prima di tutto sono esseri umani che condividono con te ansie e gioie. Ho potuto constatare che ogni gravidanza andata a buon fine per il Dottor Irollo non è semplicemente un traguardo per il centro PMA, ma è soprattutto una soddisfazione professionale nell’aver aiutato una coppia infelice e incompleta a diventare genitori ed è una emozione sincera sapere che grazie al proprio lavoro una nuova vita è venuta al mondo. La sfida più difficile nel campo della medicina.
A tutte le donne che ogni giorno piangono nel silenzio perché non riescono ad avere figli, a tutte le donne che come me si sono sentite e si sentono mutilate perché il loro ventre è vuoto, a tutte le donne che soffrono nel vedere i pancioni di altre donne, a tutte le donne che chiudono gli occhi e sperano di sentire il profumo di un bambino e di accarezzare la pelle morbida del proprio figlio, a tutte noi io voglio dedicare questa mia testimonianza, ho vissuta il dolore del fallimento e l’incommensurabile gioia della maternità, perciò vi dico di non demordere, non scoraggiatevi di fronte all incompetenza e all’ignoranza di molti, non arrendetevi davanti a chi vi dice che non ci sono speranze senza aver indagato a fondo la vostra situazione, non fidatevi di tutti quei medici che vogliono solo farvi credere che siete voi il problema e loro potranno sicuramente risolvere . Cercate quella forza che è dentro di voi per rivolgervi a qualcuno che ha veramente a cuore la vostra felicità e cerca con tutti i mezzi a sua disposizione di farvi diventare madri senza fare però promesse. Non rinunciate, ma non accanitevi, fidatevi di chi si occupa di PMA da tanti anni e ottiene risultati concreti. Non siate superbe, non siate convinte che tutto sia dovuto, abbiate l’umiltà di ascoltare e fidatevi dell’esperienza .
Grazie Dottor Irollo, che questo grazie possa riuscire a contenere tutti gli abbracci che avrei voluto darle ogni volta che il mio bambino mi sorride, che questo grazie possa contenere tutto l’affetto e la stima per tutte la volte che mi ha supportato e mi ha consigliato. Grazie, sarà per sempre il mio punto di riferimento”.
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