Social Freezing, Puglia prima Regione a introdurre un contributo pubblico
18 Giugno 2025
Fecondazione assistita, a rischio obese e fumatrici
18 Giugno 2025
Social Freezing, Puglia prima Regione a introdurre un contributo pubblico
18 Giugno 2025
Fecondazione assistita, a rischio obese e fumatrici
18 Giugno 2025

La fecondazione tra sentenze e politici loquaci

L’evoluzione scientifica e culturale della società tocca tutti gli ambiti dell’esistenza, dalla nascita alla morte

L’evoluzione scientifica e culturale della società tocca tutti gli ambiti dell’esistenza, dalla nascita alla morte. La sua irruenza è tale da impattare su materie eticamente rilevanti: aborto, fecondazione artificiale, maternità surrogata, testamento biologico, suicidio assistito. In Italia diventano fonti di tensioni antagoniste, dalle quali emerge il bisogno di norme scritte in sintassi chiara e leggibile. Schiavo di convenienze elettorali, organiche accademie e pollai televisivi (ed è sempre bene chiedere scusa ai polli), il Parlamento risponde con atteggiamenti che oscillano dall’inerzia alla spiccata tifoseria. Nelle relative trame si inserisce la fallibile fatica della giurisprudenza. Come quella che, non a caso, si è riversata sulla legge 40/2004 in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA). La quale, dopo il mancato tentativo di abrogazione per via referendaria del 2005, è stata di fatto riscritta dall’intervento dei giudici, a cominciare da quello costituzionale.

La conferma arriva da due recenti sentenze. Riguardano lo status famigliare di un bambino nato con tecniche di PMA praticate all’estero da una coppia formata da due donne (sent. 68/2025) e la possibilità per donne single di ricorrere alla fecondazione artificiale (sent. 69/2025). Qui si fa salvo il divieto della legge 40/2004, per cui donne singole non possono accedere alla PMA. Nella sentenza n. 68 la Corte dichiara incostituzionale l’art. 8 della legge del 2004 stabilendo che, quando una donna si reca all’estero sottoponendosi a PMA, il figlio è solo suo sul piano biologico non anche su quello giuridico: la potestà genitoriale è attribuita anche alla donna che, nella coppia, ha partecipato al progetto procreativo e prestato consenso alla fecondazione artificiale come disciplinata in ordinamenti stranieri. In entrambi i casi, il giudice fa leva sulle conseguenze concrete dei fatti normativi. Nelle due vertenze s’incarnano con la tutela del minore o, per come si esprimono i documenti internazionali, con il miglior interesse del bambino: un interesse chiaro ed evidente con riferimento alla coppia al femminile, non in relazione alla donna singola, dove a prevalere non è la protezione del bambino bensì il desiderio di diventare madre.

Insomma, rispetto all’esigenza di tutelare i bambini, la compressione dell’autodeterminazione procreativa della donna singola non può, nell’attuale quadro normativo, ritenersi irragionevole.

Al contrario, impedire il riconoscimento della potestà genitoriale alla cosiddetta «madre d’intenzione», tale perché all’interno della coppia è sprovvista di legami biologici con il bambino, può incidere più pesantemente sui diritti di quest’ultimo a ricevere educazione, istruzione, assistenza morale e sostegno materiale da due genitori. Lontane dall’infallibilità celestiale, le due sentenze risultano così costituzionalmente accettabili. Tanto più in presenza di strumenti legislativi incerti, come quello relativo all’adozione in casi particolari affetto, tra le altre cose, dalle tipiche movenze dell’habitat burocratico italiano.

Alle esultanze dei partiti di opposizione, dimentichi peraltro degli atteggiamenti tenuti quando erano maggioranza, rispondono i difensori del naturalmente giusto collocati nel centrodestra.

Emblematiche, da questo punto di vista, le sortite dell’ex Ministro dell’istruzione e dell’attuale Ministro padano: «Il varco aperto dalla Consulta mina il primario interesse del minore ad avere un padre e una madre», tuonano i tribuni senza alcuna esitazione. Dimostrano ancora una volta come dalla destra, dal centro e dalla sinistra della geografia politica italiana trabocchino campioni di loquacità a cui la disciplina del raziocinio imporrebbe uno studio serio del diritto e non le astuzie persuasive da dare in pasto a fedeli e accaniti consumatori. Tanto più quando abbiamo a che fare con questioni delicate e di per sé dignitose, come la nascita e la morte.

FONTE https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/