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Riccione, il tribunale dà ragione a Giada e Serena: mamme anche sulla carta d’identità

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Riconosciuto dal Tribunale il diritto delle due donne. Esulta l’Arcigay: «Ora un assessore regionale ai Diritti»

Di Elena Conti

Nel 2012 avevano coronato il sogno di diventare genitori ricorrendo alla fecondazione eterologa in una clinica di Barcellona. Loro sono Serena Galassi e Giada Buldrini, entrambi riccionesi di 36 e 32 anni. Nel 2013 Serena aveva partorito due gemelli dopo aver ricevuto nella clinica spagnola un ovulo dalla sua compagna Giada. Un sogno divenuto realtà, certo. Peccato però che all’anagrafe del Comune di Riccione fino a pochi giorni fa, Serena figurava come l’unico genitore a essere stato riconosciuto, malgrado le due donne, nel novembre 2018, avessero presentato al Comune romagnolo la richiesta del riconoscimento di filiazione fuori dal matrimonio. Richiesta appunto rigettata perché «a una coppia di due madri e non a un padre o una madre, come richiede la legge». Immediato, dunque, il ricorso al Tribunale di Rimini, presentato tramite l’avvocato Katia Buldrini. E dopo poco più di un anno, nei giorni scorsi dal palazzo di giustizia del capoluogo romagnolo è arrivata la sentenza che stabilisce che il desiderio delle due giovani cittadine riccionesi verrà esaudito.

Riconosciuta la filiazione fuori dal matrimonio

L’Ufficiale di Stato civile del Comune di Riccione procederà a breve ad annotare l’atto di nascita dei figli della coppia e indicherà – su disposizione del Tribunale che ha emesso la sentenza – quale secondo genitore, Giada, la madre che ha donato i propri ovuli per la fecondazione medicalmente assistita. Alla fine del 2018 la sindaca di Riccione Renata Tosi eletta a capo di una lista civica sostenuta dal centrodestra unito, aveva lanciato una frecciata alla giovane coppia: «Noi applichiamo la legge, non prendiamo nessuna decisione se non quella di rispettarla. Le ragazze cercano visibilità». Ora, in seguito alla sentenza, il Comune ha aggiustato il tiro, pur rivendicando un «vulnus» di carattere legislativo. Spiegano infatti dall’ufficio anagrafe, che «La sentenza depositata sabato scorso, quindi, va a colmare un vuoto normativo, non diversamente sanabile. A tutt’oggi in Italia non vi è una legge che dice che è possibile indicare come secondo genitore una persona dello stesso sesso del primo, da qui il rifiuto dello Stato Civile di Riccione. Davanti al Tribunale ordinario, volontaria giurisdizione, l’udienza si è tenuta in aprile e la sentenza è stata depositata in questi giorni, dopo 9 mesi, segno della particolare delicatezza della materia trattata».

«Colmato vuoto normativo»

Dopo la sentenza del Tribunale di Rimini Serena e Giada non nascondono il loro entusiasmo. «Scrive bene il Comune di Riccione – dice Serena – la sentenza colma un vuoto normativo, quindi si apre una porta di speranza per tante altre famiglie arcobaleno».

Arcigay esulta

«Bella vittoria a Riccione della famiglia arcobaleno di Giada e Serena», commenta Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini. Per Tonti, Riccione «è un comune ormai da anni ostile a ogni forma di tutela e riconoscimento dei diritti e delle persone LGBT, e proprio per questo il successo è ancora più significativo». Lo stesso presidente coglie poi l’occasione per rilanciare una proposta lanciata da Arcigay al governatore riconfermato Stefano Bonaccini. «È importante – continua Tonti – che nella prossima Giunta regionale ci sia un assessorato ai Diritti che possa aiutare a superare questi ostacoli burocratici che funestano la vita di migliaia di cittadini e cittadine della regione. Le ultime elezioni hanno detto che questo vuole la popolazione, e una Regione come la nostra ha le carte in regola per alzare l’asticella del rispetto e dei diritti».