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Francia, i vescovi contro la procreazione assistita

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È polemica sulla nuova legge voluta dal governo francese. La Conferenza episcopale francese: “Dov’è il padre”?

MARCO GUERRA

Una dichiarazione di volontà davanti al notaio. È quanto prevede la nuova legge sulla bioetica, fortemente voluta dal governo francese e dal presidente Emmanuel Macron, per consentire l’accesso a donne single e a coppie di lesbiche alla procreazione medicalmente assistita (Pma).

Il desiderio, prima di tutto

La filiazione è ridotta ad un atto di volontà personale, si riconosce quindi che il desiderio del singolo è più importante della relazione, del “noi”. L’essere umano è progettato, messo nero su bianco tramite un atto notariale, come la compravendita di un immobile, i gameti maschili sono selezionati tra diversi donatori presenti su un catalogo; insomma nulla di diverso da una merce, da un prodotto che può essere acquistato e scelto quando e come ci fa più piacere.

Il grande assente

È il padre il grande assente di tutta questa nuova concezione dell’antropologia umana, uscita fuori da un anno di discussioni fatte agli stati generali che dovevano riformare la legge quadro sulla bioetica. Non è un caso che sia stata ribattezzata come “la legge che cancella il padre” e la “Pma senza papà” dalle 22 associazioni laiche e cattoliche che domenica scorsa hanno animato il corteo di circa 100mila persone, che hanno sfilato per le vie di Parigi per chiedere la riscrittura quasi completa del disegno di legge. Il punto centrale della questione è stato messo a fuoco perfettamente dai vescovi francesi, che non hanno partecipato direttamente alle dimostrazioni ma le hanno incoraggiate con espliciti rischiami pubblicati nei giorni precedenti. Monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, ha evidenziato i paradossi delle nostra società che è “così giustamente interessata al rispetto dell’ecologia per il pianeta” e poi distratta quando si tratta dell’umanità. Il presule ha quindi fatto notare che “tutto è collegato, il bambino è un dono da ricevere, non un dono da fare” e che “l’assenza di un padre è un danno che può essere subito, ma è mostruoso infliggerlo apposta”. E ancora le parole dell’arcivescovo di Parigi sull’impianto generale della legge sono inequivocabili: “Tutte le politiche eugenetiche del XX secolo stanno trionfando oggi. È una deriva totale. Mi piacerebbe ci fosse una vera riflessione antropologica, che non sia solamente sottomessa alle lobby, agli interessi elettorali, ma metta l’uomo al centro della riflessione”.

Il costo della verità

I cattolici di Francia sono dunque impegnati nella riaffermazione dell’ovvio. Perché tutti sanno nel loro cuore che quel bambino, concepito in provetta e che non conoscerà mai il papà, non è figlio di due mamme né di una ragazza single, ma di un uomo e di una donna come tutti gli esseri umani, con la differenza che a lui il padre non viene negato da un evento drammatico, dalla morte o dalla pavidità di chi scappa davanti alla paternità, ma da una scelta di puro egoismo avallata dallo Stato. E un giorno anche per quel bambino la verità brucerà dentro perché la verità non può mai essere del tutto cancellata. Senza contare poi che decine di ricerche e la quasi totalità della bibliografia medica considerano che il migliore interesse del bambino sta in una strutturazione dell’identità che possa formarsi grazie al confronto con entrambe le figure genitoriali.

La posizione dei vescovi

In questa cornice vale la pena ricordare anche la posizione presa dal consiglio permanente della Conferenza episcopale francese che ha messo in luce i tre aspetti più pericolosi di questa riforma. I tre punti “se adottati in maniera definitiva” aprono la strada a “contraddizioni insanabili” e dimostrerebbero “un grave malinteso su cosa sia l’etica. Malinteso – sottolineano i vescovi – che, se non chiarito, equivarrebbe ad una disattenzione per il futuro” da parte dell’intera società francese. Il primo punto “discutibile” è il rischio di “sottoporre, come richiesto dalla legge, la nascita attraverso la Pma di un nuovo essere umano a un progetto parentale”, e di far pertanto diventare “assoluto” il desiderio dei genitori rispetto al bene e alla priorità del bambino. Poi i vescovi prendono in esame il punto di maggiore novità, ovvero l’apertura della Pma a “qualsiasi coppia formata da un uomo e una donna, o due donne o qualsiasi donna non sposata”, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, e il fatto che si sleghi il ricorso alla procreazione assistita dal criterio dell’infertilità (l’unione tra due donne è per forza di cose infertile). A questo proposito, i vescovi scrivono: “La legalizzazione della filiazione senza padre o discendenza paterna e di una maternità mediante una semplice dichiarazione di volontà, davanti al notaio, senza che la donna viva la gestazione, mette in opera ‘l’inverosimile’”. Il terzo aspetto denunciato dall’episcopato francese, riguarda l’estensione della diagnosi pre-impianto che aprirebbe “la strada ad una maggiore selezione di bambini non ancora nati”, dando vita ad una “eugenetica liberale”. “Volere un bambino senza alcuna variante genetica – aggiungono – non è solo un’illusione, ma disumanizzerebbe anche la nostra umanità!”. “Questi tre punti – si legge nella nota del Consiglio permanente – sono significativi della corsa precipitosa in cui sono precipitate le nostre società occidentali soggette al liberalismo e alle leggi di mercato”. “Incoraggiamo i cittadini – concludono i vescovi – ad esprimere le loro riserve e le loro opinioni”.

Il senato dovrebbe dare il voto definitivo sul testo, già passato all’assemblea nazionale, entro questa sera. I numeri in aula fanno prevedere un’approvazione senza rischi e la legge sarà presentata come un nuovo diritto per tutti. Alle masse che hanno invaso le strade di Parigi, al clero e ai laici di buona volontà spetterà un maggiore impegno per rimarginare le ferite inferte al tessuto sociale francese.

Articolo di interris.it