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Procreazione Medicalmente Assistita, preoccupazione per stop Decreto LEA

Una biologa estrae da un apposito contenitore di azoto liquido embrioni congelati in un centro fecondazione di Napoli, in una immagine di archivio. ANSA / CIRO FUSCO

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L’appello della Fondazione PMA Italia (Procreazione Medicalmente Assistita) alla politica: “Scelta irresponsabile, auspichiamo rapida approvazione”.

AGIPRESS – ROMA – “Forte preoccupazione per la notizia che dopo quasi due anni di lavoro del Tavolo Tecnico costituito dal Ministero della Salute per la definizione dei Lea delle prestazioni sanitarie di Pma coordinato dal professor Luca Mencaglia e composto dai maggiori esperti del settore, tutto rischia di naufragare di fronte all’incomprensibile scelta di alcune Regioni di non approvare uno schema di tariffe ormai ampiamente condiviso con tutti gli operatori. Salterebbe così anche la copertura anche degli screening neonatali e di tutte le prestazioni connesse”. È quanto denuncia attraverso una nota la Fondazione PMA Italia (Procreazione Medicalmente Assistita) lanciando un appello alla politica.

Le prestazioni PMA oggi sono totalmente a carico del cittadino con costi complessivi che vanno dai 5 ai 10 mila euro e migrazioni obbligatorie verso le regioni che erogano questo genere di servizio al paziente: «Le prestazioni – spiega Luca Mencaglia – potrebbero diventare totalmente a carico del sistema nazionale per tutti gli abitanti del nostro Paese, che non dovranno più trasferirsi dal centro al nord visto che tutte le regioni verranno attrezzate per svolgere questo servizio. Consideriamo che ogni anno in Italia sono 100 mila le prestazioni di PMA, di cui il 60% in centri privati e il 40% in centri pubblici o convenzionati, spesso con liste di attesa di oltre 2 anni. Che per la fertilità – conclude – sono tempistiche davvero improponibili».

L’appello alla politica della Fondazione PMA Italia: “L’approvazione dei Lea avrebbe garantito finalmente la fine delle discriminazioni tra cittadini del Nord (dove le prestazioni sono in parte coperte da Lea regionali) e del Sud (che ne sono privi) del nostro Paese con i relativi flussi migratori tra regioni e costi, e disagi a carico dei pazienti. E questo non solo per la PMA ma per le centinaia di prestazioni sanitarie ambulatoriali sui settori più disparati. La Fondazione PMA Italia denuncia con forza, il rischio enorme di una scelta irresponsabile che, al di là delle opinioni politiche, danneggerebbe in primis tutti i cittadini rispetto a un percorso iniziato con i Decreti Lorenzin nel 2017 e che potrebbe oggi vedere a 5 anni di distanza una definitiva soluzione. Facciamo appello a tutte le forze in campo: operatori del settore, associazioni di pazienti, cittadini affinché possano far sentire la loro voce presso le istituzioni sanitarie della propria Regione con lo scopo che il Decreto LEA possa essere approvato dalla Conferenza delle Regioni nei prossimi giorni”.

Stessi auspici sono stati espressi anche dagli organizzatori di “Baby Fertilità” l’evento nazionale che chiama a raccolta esperti e strutture per promuovere nei confronti delle coppie un’informazione adeguata e fornire risposte ai tanti quesiti legati alla fertilità e all’infertilità, oltre ai percorsi possibili  e alle soluzioni che la scienza mette a disposizione per affrontarla. “Ci auguriamo che il Decreto Lea possa essere approvato dalla Conferenza delle Regioni presto  – affermano – perché le coppie che hanno bisogno non possono aspettare altro tempo”. AGIPRESS

ARTICOLO PUBBLICATO SU http://www.agipress.it/