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Intelligenza artificiale e cellule staminali per trattare l’infertilità

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La vita delle persone si è allungata e i 40 anni non rappresentano più la fine della giovinezza, ma un nuovo traguardo di maturità da cui ripartire e, spesso, il momento in cui si inizia a pensare alla genitorialità. Tuttavia, dal punto di vista biologico, la capacità riproduttiva, soprattutto nelle donne, raggiunge il massimo picco intorno ai 20 anni e comincia a diminuire al trascorrere dei 30 con un declino che si registra dopo i 35 anni.

Non per nulla, secondo l’ultima relazione del ministero della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 40/2004, l’età media delle donne che si sottopongono a tecniche di procreazione medicalmente assistita omologa è di quasi 37 anni, mentre sale a oltre 42 in caso di donazione di ovociti.

«Negli ultimi dieci anni – osserva Giovanni Coticchio, responsabile scientifico del Preceptorship Merck e di 9.baby Family and Fertility Center, in occasione dell’incontro su “New insights into PMA: Innovation in the IVF Laboratory and Surroundings” – il progresso tecnologico ha rivoluzionato le discipline biomediche così come la procreazione medicalmente assistita, che è passata da un approccio quasi artigianale delle procedure di fecondazione in vitro a soluzioni via via più codificate e innovative, con l’obiettivo di migliorare costantemente i tassi di successo in termini di bambini nati. Oggi molte aspettative vengono riposte nell’impiego dell’Intelligenza artificiale, in embriologia clinica, ossia nell’utilizzo di una varietà di approcci di analisi dei dati attraverso i quali è possibile sviluppare modelli matematici in grado di prevedere un risultato di interesse».

La potenzialità dell’Intelligenza artificiale (AI) è legata al fatto che tanto maggiore è la base di dati che vengono analizzati, tanto maggiore è la capacità di previsione del modello, che arriva anche a sviluppare sistemi di autoapprendimento superiori agli strumenti predittivi realizzati “a priori”. Inoltre, l’AI è in grado di interpretare alcuni elementi totalmente ignorati o trascurati dall’operatore umano. Nel caso di embrioni umani, per esempio, potrebbe sviluppare un modello predittivo della capacità di impianto basato su caratteristiche morfologiche ancora sconosciute o non percepite come importanti, invece del tradizionale rapporto tra stadio di sviluppo e tempo relativo.

Al centro del Preceptorship Merck anche l’utilizzo delle cellule staminali nella lotta all’infertilità: «Finora – ricorda Francesca Klinger, del Dipartimento di Biomedicina e prevenzione all’Università di Roma Tor Vergata – gli studi hanno evidenziato come le cellule staminali svolgano la loro capacità rigenerativa non differenziandosi direttamente in ovociti, ma impattando positivamente sull’ambiente circostante. Proprio per questa ragione – spiega – presso i nostri laboratori a Tor Vergata stiamo valutando su modello murino la possibilità di procedere a trapianto di cellule staminali da tessuto adiposo o dei fattori da esse rilasciati invece che praticare un’infusione a livello ovarico come realizzato in Spagna».

Molto importanti sono l’aspetto emotivo e il ruolo del ginecologo, che deve essere preparato anche a supportare i pazienti dal punto di vista emozionale. Proprio a questa necessità intende rispondere lo Human Virtual System (HVS), metodologia sviluppata nell’ambito della formazione esperienziale rivolta ai medici, protagonista nel corso del Preceptorship Merck: un simulatore di situazioni cliniche in cui i medici possono applicare e “allenare” le proprie conoscenze, relazionandosi in real-time con un Avatar digitale.

«L’impegno di Merck nel campo della fertilità – sottolinea Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia – non si limita al farmaco. Il nostro è un approccio a 360 gradi, che comprende l’offerta di tecnologie innovative per i laboratori di Pma, il supporto alla ricerca scientifica in collaborazione con i professionisti della salute e campagne di sensibilizzazione e informazione».
(articolo pubblicato su http://www.healthdesk.it/)