Tassi di fertilità nel mondo: come sono cambiati dal 1970
23 Maggio 2019
“L’ho fatto come dono di madre”. E la 61enne partorisce per il figlio gay
23 Maggio 2019
Tassi di fertilità nel mondo: come sono cambiati dal 1970
23 Maggio 2019
“L’ho fatto come dono di madre”. E la 61enne partorisce per il figlio gay
23 Maggio 2019
image_pdf
Single&madre, binomio quasi impossibile secondo la legge italiana. Ma crescono le adozioni e la fecondazione all’estero o a domicilio
In Italia le famiglie con figli minorenni composte da un solo genitore (la madre nell’86% dei casi) sono oltre un milione. Tra loro ci sono anche donne che non vogliono rinunciare al sogno di un figlio (con una gravidanza o con un’adozione) anche se non hanno un compagno.

el nostro Paese la legge (40/2004) non permette alle donne single di sottoporsi a trattamenti di riproduzione assistita e anche adottare un bambino, al di fuori della coppia, è molto complicato. La realtà però, stando ai dati parziali di associazioni, cliniche estere e banche del seme, racconta che il numero di single aspiranti madri, o già madri, è in crescita. Molte donne si rivolgono ai centri di riproduzione assistita di altri Paesi europei. «Nel 2016 – spiega la dottoressa Amelia Rodríguez-Aranda, direttrice della clinica Eugin di Barcellona – abbiamo avuto 125 pazienti italiane single, nel 2017 il numero è quasi quadruplicato, 485». Così come in aumento – calcola la banca del seme danese Cryos – sono le italiane che li contattano per ricevere una fialetta di sperma di un donatore per l’inseminazione «casalinga».

Un percorso complicato per una decisione molto delicata, quella di avere un figlio, per di più da sole. «Molte donne che si rivolgono a noi – spiega Elena Venuti, psicologa di Eugin che lavora con pazienti italiane, spagnole o di lingua inglese – chiedono un sostegno telefonico, via mail o di persona. Ci chiamano al termine di un lungo periodo di riflessione, ma hanno comunque dubbi e paure. Si chiedono che influenza avrà sul bambino il fatto di non avere un padre, o come spiegargli la sua nascita».

Sofferenza sociale

L’età media delle donne che si rivolge a loro è 38 anni. «C’è una sofferenza sociale generalizzata – prosegue Venuti -. Tante nostre pazienti sono laureate e sono state a lungo precarie. Hanno aspettato il momento giusto per una gravidanza e quando è arrivato non avevano un compagno. Ma il desiderio di maternità è rimasto». Anche l’adozione – regolata dalla legge 184 del 1983, che la prevede per coppie sposate da almeno tre anni, meno se da lungo tempo conviventi – non è semplice. «È un percorso a ostacoli – sintetizza l’avvocato Andrea Maestri -. La norma è datata, così spesso tocca alla giurisprudenza individuare la giusta via. Per chi è solo c’è l’articolo 44, che prevede i casi particolari, ad esempio che un single possa adottare se ha vincoli di parentela con il bimbo o se diventa coniuge del genitore. Con la legge del 2015 c’è stata un’apertura per i soggetti affidatari, che possono iniziare il percorso di adozione dimostrando di aver stabilito legami stabili e continuativi con il minore».

Ma anche se chi non è in coppia riesce a diventare genitore, l’adozione non è «piena»: «Nei casi particolari non si recide il legame con la famiglia di origine, se c’è, e non si creano quindi vincoli di parentela con gli adottanti. Sempre più famiglie, e sempre più donne sole, sono pronte ad accogliere un minore, italiano o straniero. Abbiamo bisogno di una legge che meglio si adatti alle evoluzioni della società».

INTERVISTA/1. “Ho incontrato un alieno e non lo lascio più”, la storia di Francesca e del suo piccolo Ufo

di Nadia Ferrigo

«Non aspettarti un bambino, ma un alieno». Così Francesca Fornario, autrice satirica e giornalista, 42 anni, di Roma, racconta la storia di «come è stata adottata da suo figlio». Un’adozione «in casi particolari», come recita la legge: per chi non è sposato da almeno tre anni, o da meno ma con alle spalle una lunga convivenza, c’è una possibilità di diventare genitore. Ma bisogna dimostrare di avere con il minore «un rapporto continuativo e duraturo di affetto». «Due anni fa decisi di partecipare a un programma di accoglienza per i bambini di Chernobyl, tre mesi in estate e uno in inverno per aiutarli a disintossicarsi. Sono bimbi orfani, che vivono in un istituto – racconta -. L’avevo inteso come un programma di accoglienza. Ero consapevole dell’impegno, ma sono una persona fortunata e sentivo che era il momento giusto per essere a mia volta generosa. Non sapevo nulla della possibilità di adottare. Così l’estate di due anni fa ho conosciuto il mio piccolo Ufo, un bellissimo bimbo di 8 anni, da cui avevo e ho ancora molto da imparare».

Il «piccolo alieno» vive ancora in Ucraina, ma dalla prima estate passata insieme lui e mamma Francesca si sentono tutti i giorni su Skype e WhatsApp. «Ho capito che l’espressione “scoprire l’acqua calda” è stupida, perché per qualcuno è una scoperta davvero. La prima volta che ha visto la vasca da bagno non voleva entrare. Ora non vuole più uscirne. È stata una rivelazione anche per me. La lavatrice, i libri, i Simpson. Mi sono meravigliata di come le cose avessero smesso di meravigliarmi». Quando lui deve frequentare la scuola e non può venire in Italia, lei lo va a trovare. «Mamma. “Chiamano così le istitutrici dell’orfanotrofio”, mi avevano avvisato. Io, però, mi sentivo come uno di quei gatti delle favole, che si ritrovano accanto l’uovo caduto dal nido. Il guscio si rompe, il passerotto fa capolino ed esclama: “Mamma!”». Così decide di tentare la strada dell’articolo 44.

«Messaggi, letterine, biglietti aerei. Ho portato tutto al giudice del Tribunale dei Minori, ha valutato i nostri due anni passati insieme. L’udienza è andata bene. In questi giorni sto facendo tutte le visite mediche richieste, poi incontrerò gli assistenti sociali. A metà giugno c’è l’udienza per dichiarare l’adottabilità in Italia, anche lui sarà con me. Ha solo 11 anni e l’obbligo di sentirlo scatta a 12, ma il giudice ha deciso così e io ne sono felice. Lui vuole assolutamente parlare. Mi ha detto: “Mamma se poi non credono che voglio stare con te? Glielo dico io”». Risolta la parte italiana, manca quella del Paese d’origine del minore. «Ottenuto il decreto di adottabilità italiano, potrò andare in Ucraina e concludere l’adozione, seguendo le loro leggi che sono diverse dalle nostre. Per esempio si può adottare da sposati, ma per conto proprio, senza il partner. Risolveremo anche questa, un passo per volta. Non ci siamo arresi e non ci arrenderemo»

INTERVISTA/2. “Il mio sogno per posta in una fialetta danese”, la storia di Lorena e dell’inseminazione fatta in casa

di Elisabetta Pagani

Sono una ragazza del profondo Sud ma di mentalità aperta. Voglio una vita fra le mani e non mi vergogno della mia scelta». Lorena Ballistreri vive a Palermo con i suoi genitori, ha 30 anni e la sua ultima storia duratura risale a poco dopo i 20. «Da tempo non ho un compagno, ma non per questo voglio rinunciare a un figlio».

Due anni fa si è rivolta a Cryos, «la banca del seme più grande del mondo» con a listino 968 donatori, anonimi e non. «Ho provato tre volte l’inseminazione a casa, purtroppo senza successo perché ho un problema alle tube. L’ultima a dicembre: ho ricevuto il pacco dalla Danimarca con la siringa di sperma nel contenitore di azoto, l’ho scongelata e ho inserito la fialetta nel mio corpo. L’ho fatto da sola, con mia mamma accanto».

Lorena è una delle tante donne che si rivolgono alle banche del seme per avere un figlio da sole. «Ogni anno – ci spiega Peter Reeslev, ceo di Cryos, che ha sede a Aarhus – sono centinaia, e in crescita, le single italiane che ci contattano per rimanere incinte». In generale, le clienti sono «per il 20% donne in coppie con problemi di fertilità, per il 30% lesbiche e per il 50% eterosessuali single».

Ma come si sceglie il padre biologico del figlio che si vorrebbe? «All’inizio avevo adocchiato un altro donatore ma costava troppo. Poi ho visto “lui” e l’ho scelto per tutti e tre i tentativi. Mi piacciono le sue foto da piccolo, la sua storia familiare, il fatto che faccia il maestro e ami la letteratura italiana. Ha già delle gravidanze registrate e motilità degli spermatozoi al 30%. E poi ha scritto una lettera che mi ha convinta: augurava il meglio a bimbo e madre, si diceva contento di poterci aiutare».

Per l’inseminazione a domicilio Lorena ha speso ogni volta «oltre mille euro. Perché dipende dalla qualità e quantità del seme. Senza dimenticare tasse e costi di spedizione». Lorena non ha un lavoro stabile (dà ripetizioni) e conta prima o poi di laurearsi in Scienze della comunicazione. Come manterrà un figlio? «Ho una famiglia alle spalle. E troverò un impiego». Nel frattempo, non vuole posticipare la gravidanza. «C’è chi mi consiglia di fare un figlio con un uomo in una storia frivola, ma io voglio rispetto per me e il bambino. Che senso avrebbe dargli un padre a caso? E se più avanti trovassi l’uomo della mia vita? Il padre biologico rimarrebbe un antagonista tra noi. Meglio un donatore». Donatore che potrebbe un giorno incontrare il figlio: «Sì, una volta compiuti i 18 anni. Ma è specificato che per il donatore non ci sono obblighi né diritti».

Le madri single «sono una realtà negata. Ho incontrato medici che mi hanno detto: “Fosse per me ti aiuterei ma…”. Ma la legge non lo permette, l’Italia mi tratta come una cittadina di serie B». Ora Lorena sta valutando se provare con la fecondazione in una clinica all’estero: «Il dolore per l’ultima delusione è ancora forte ma diventare madre è un sogno, anzi un bisogno. E vado fiera del percorso che ho intrapreso».

(FONTE Lastampa.it )