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Procreazione assistita, allo studio soluzioni innovative per migliorare le probabilità di successo

Grazie alle tecniche di PMA, nel 2017 sono nati nel nostro Paese circa 14mila bambini. Esperti a confronto in un convegno a Roma sulle sfide future: dall’impiego dell’Intelligenza Artificiale al trapianto di cellule staminali

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo l’infertilità colpisce fino al 15 per cento delle coppie in età riproduttiva. Una chance per chi desidera un figlio ma non riesce a concepirlo in modo naturale è la procreazione medicalmente assistita (Pma). Grazie a queste tecniche in continua evoluzione, solo nel 2017 sono nati nel nostro Paese circa 14mila bambini (il 3 per cento del totale), come emerge dall’ultima relazione del Ministero della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge n. 40/2004, che regola l’applicazione delle tecniche di Pma. Fermo restando che l’età gioca un ruolo importante sulla capacità riproduttiva – soprattutto nelle donne – ed è una delle variabili che maggiormente influisce sul buon esito dell’applicazione delle tecniche di fecondazione assistita, l’obiettivo del mondo scientifico è migliorare i tassi di successo in termini di bambini nati con le procedure di Pma. Delle tecniche più innovative e delle sfide future in questo campo, dall’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale al trapianto di cellule staminali, hanno discusso a Roma ricercatori e clinici specialisti in medicina della riproduzione nel corso di «We Art Merck», evento formativo promosso da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale

«Oggi molte aspettative vengono riposte nell’impiego dell’Intelligenza Artificiale in embriologia clinica – spiega Giovanni Coticchio, responsabile scientifico del network di centri per la procreazione medicalmente assistita “9.baby” e dell’evento formativo «We Art Merck» -. La Pma ruota intorno a una serie di necessità e problematiche tra cui quella di selezionare, tra diversi embrioni che si generano in vitro a ogni ciclo di trattamento, quelli dotati della capacità di generare una gravidanza vitale: trasferire l’embrione sbagliato, infatti, può comportare effetti indesiderati o compromettere l’efficacia del trattamento. L’Intelligenza Artificiale, come ci aiuta coi cellulari per esempio nel riconoscimento delle impronte digitali, dovrebbe aiutare a identificare, in maniera non invasiva, l’embrione vitale in grado di garantire l’efficacia del trattamento per portare la gravidanza a termine».

(articolo del corriere.it/salute)