Fecondazione assistita, l’assurdo divario tra Nord e Sud
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18 Marzo 2023Antonino Guglielmino, medico ginecologo, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru), si fa portavoce di numerose associazioni di pazienti che da anni attendono l’inserimento delle prestazioni delle tecniche di fecondazione assistita nei livelli essenziali di assistenza.
“Sono dati allarmanti. In Sicilia si è calcolato che negli ultimi dieci anni abbiamo perso circa il 30% delle possibilità genitoriali. La riproduzione medicalmente assistita può dare un aiuto reale per cercare di invertire questa tendenza”. Lo dice Antonino Guglielmino, medico ginecologo, presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru), che si fa portavoce di numerose associazioni di pazienti che da anni attendono l’inserimento delle prestazioni delle tecniche di fecondazione assistita nei livelli essenziali di assistenza.
“In Sicilia – aggiunge – si è fatto poco e niente dal punto di vista del contributo che le istituzioni che amministrano la sanità potrebbero fare: pensiamo che i livelli essenziali di assistenza per la riproduzione medicalmente assistita sono entrati nel nomenclatore nel 2017 e ancora noi aspettiamo di averli riconosciuti”.
Guglielmino opera a Siracusa, dove è direttore sanitario del Centro Hera. E spiega gli sforzi fatti: “è necessario aiutare le coppie a realizzare i loro progetti genitoriali. L’aspetto dell’umanizzazione della riproduzione medicalmente assistita è uno dei nostri capisaldi. Abbiamo una grande consapevolezza che c’è bisogno di una grande informazione su quelle che sono le possibilità per le coppie perchè non tutte le coppie devono fare percorsi semplici come non tutte devono fare dei percorsi difficili”.
Nella provincia di Siracusa non c’è stata mai la possibilità di dare una assistenza alle coppie che sono costrette ad andare a Catania o nelle altre parti d’Italia. “Partendo dall’esperienza ventennale catanese, abbiamo deciso di creare a Siracusa un centro di eccellenza, con del personale qualificato che potesse dare un orientamento diagnostico e terapeutico a quelle coppie che in questa parte della Sicilia sono abbandonate.
Noi da sempre – spiega Guglielmino – abbiamo avuto il supporto anche di un’associazione di pazienti. E appunto per evitare che i pazienti per fare un’ecografia o avere una consulenza debbano fare centinaia di chilometri abbiamo creato un Centro anche a Siracusa: oltre alla difficoltà dei percorsi riproduttivi assistiti, non si può perdere una giornata di lavoro solo per un semplice esame diagnostico”.
Torna, intanto, a Catania la “Festa della genitorialità” promossa da Hera, la più antica associazione italiana che da sempre sostiene le coppie infertili. L’evento, tradizionalmente organizzato nel periodo prenatalizio, era stato infatti sospeso per tre anni a causa della pandemia. L’appuntamento è per domenica 22 gennaio nella splendida e aristocratica cornice di Palazzo Manganelli, che si animerà di genitori e figli, riflessioni e proposte.
“Si tratta – sottolinea il presidente Giacomo D’Amico – di agevolare un percorso che appare quanto mai urgente rendere facilmente fruibile, visto che implementare le nascite con la Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) contribuirebbe a contrastare il grave e drammatico calo demografico del Paese. E invece, nonostante i passi in avanti, in Sicilia solo il 2 per cento dei nuovi nati è stato concepito grazie alla Pma, mentre la percentuale sale fino all’8 o 9 per cento laddove, grazie all’intervento delle Regioni, è possibile usufruire quasi gratuitamente dei trattamenti per la fertilità.
Basta pagare un ticket che, per fare un esempio, in Lombardia è di appena 36 euro. E se sono circa 4000 le coppie che in Sicilia riescono a sottoporsi alla Pma, il numero potrebbe più che raddoppiare se il sistema sanitario creasse le condizioni favorevoli. L’anno da poco concluso è stato per molti versi interlocutorio, con molte ombre e qualche luce. Lamentiamo l’esagerata e perdurante attesa per l’emanazione del cosiddetto ‘decreto tariffè, che consentirebbe a tutte le coppie, anche quelle meno abbienti, di ricevere le prestazioni legate alla Procreazione medicalmente assistita”.
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