Guglielmino (Siru): «Basta rimandare i Lea, 100mila coppie non possono più aspettare»
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20 Ottobre 2022È una questione dibattuta, su cui i paesi europei hanno nel tempo adottato legislazioni diverse, in alcuni casi rimuovendo l’anonimato
Molte donne che ricorrono alla fecondazione eterologa, cioè la tecnica di procreazione assistita che prevede la donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, ovuli o spermatozoi), si trovano ad affrontare la questione dell’anonimato del donatore: dare o meno ai nati la possibilità di avere accesso alle informazioni anagrafiche del donatore è una questione delicata e dibattuta, oltre che regolata in maniera diversa da paese a paese.
Anche per Giulia, donna italiana di 43 anni che cinque anni fa ha concepito sua figlia in Danimarca tramite la fecondazione eterologa, è stato complicato affrontare la questione dell’anonimato del donatore. Giulia ha raccontato che per un certo periodo si è sentita in colpa per aver scelto un donatore anonimo, di cui non sarà mai possibile conoscere l’identità: «mi è sembrato di aver scelto per mia figlia, di averle tolto un’opportunità».
In Italia, come in Spagna, i donatori sono anonimi per legge. Ma ci sono paesi, come la Danimarca, in cui è invece possibile scegliere tra donatori anonimi o non anonimi. Ci sono anche paesi – come la Svezia, la Germania o i Paesi Bassi – in cui l’anonimato è stato totalmente rimosso: significa che tutti i nati da donazione possono avere accesso alle informazioni anagrafiche della propria donatrice o del proprio donatore una volta raggiunta la maggiore età (o in alcuni casi i 16 anni). Dove l’anonimato è stato rimosso lo si è fatto anche sulla spinta delle richieste dei nati da fecondazione eterologa, che in alcuni casi hanno chiesto di poter sapere chi era il donatore o la donatrice grazie ai quali erano nati.
Per avere una figlia, Giulia è dovuta andare all’estero. In quanto single, non aveva diritto in Italia ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita, che permettono di avere figli a chi non può averli naturalmente: per la legge italiana possono ricorrere alla fecondazione assistita solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi.
La storia di Giulia non è l’unica di questo tipo tra quelle raccolte dal Post, e permette di capire quanto sia complessa e delicata la questione dell’anonimato dei donatori: le norme al riguardo servono a tutelare il più possibile sia chi dona, sia la persona o la coppia che riceve la donazione, sia, naturalmente, chi nasce da quella donazione.
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