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Giorgia Surina: «Se a 40 anni vuoi fare un figlio da sola»

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La speaker radiofonica e attrice milanese parte da questa domanda per costruire il suo primo romanzo, In due sarà più facile restare svegli. E qui ci racconta di maternità, amicizia, desideri e di un amore grande

Quando e come è nata l’ispirazione per questo romanzo?
«Più o meno 3 anni fa, chiacchierando con una cara amica. Mi disse che se alla soglia dei 40 anni non avesse trovato un compagno avrebbe cercato di avere da sola un figlio. Quelle parole mi sono rimaste in testa. Mi sono chiesta: se capitasse a due amiche di avere questo desiderio nello stesso momento, cosa accadrebbe? Da cui l’avvio del romanzo».

Quanto di autobiografico c’è in questo libro?
«Non ci sono episodi realmente accaduti, ma posso dire che molti degli stati d’animo e delle paure  delle protagoniste sono anche le mie, di oggi e di ieri. Inutile girarci attorno: a una certa età noi donne ci facciamo delle domande, è naturale che affiorino. Me lo hanno confermato tantissime lettrici, scrivendomi sui social quanto si fossero immedesimate nelle vicende, ma soprattutto nelle emozioni delle protagoniste».

Come ha lavorato alla stesura di questo libro, trattandosi della sua prima volta da scrittrice?
«Mi sono sempre fatta guidare dall’istinto e non ho mai seguito una routine o uno schema fisso. Ho sempre visualizzato le scene come delle immagini di un film, cristallizzandole nella scrittura e procedendo a seconda dell’ispirazione, in maniera autonoma e trascinante. Quante volte mi è capitato di non riuscire a dormire perché immaginavo a occhi aperti una scena. E allora mi alzavo, prendevo delle note “di pancia” e il mattino mi mettevo a scrivere delle pagine. Considerate che il libro è nato durante il lockdown, quindi con tanto, tanto tempo per pensare».

Come descriverebbe il suo stato d’animo attuale?
«Indubbiamente di grande entusiasmo. Dovete sapere che mi piace affrontare sfide nuove e costruire qualcosa di mio, dalla A alla Z, è una prima vota eccitante. Per me che ho fatto bungee jumping la sensazione è più o meno quella di buttarsi nel vuoto: non sai cosa ti aspetta, ma sei sicura che sarà super adrenalinico e indimenticabile. Se è vero che nel corso della mia carriera ho affrontato arene importantissime davanti a folle di persone, sono sempre stata diretta da qualcun’altro, dovendo necessariamente seguire delle indicazioni. Con questo libro consegno una parte di me ai lettori. E, soprattutto, mi emoziona sapere che sono riuscita ad accendere un dibattito».

Era sua intenzione farlo?
«Direi che era un obiettivo prioritario per me. La storia è inventata e spero piaccia ovviamente, ma desideravo che il libro avesse anche un’utilità sociale. La Legge 40 sulla procreazione assistita è molto tranchant e sono troppe le donne che nel nostro paese perdono un’opportunità di maternità, desiderandola tantissimo».

L’amicizia femminile è indubbiamente un altro tema portante del libro. Che ruolo hanno le amiche nella sua vita?
«Non ho avuto una sorella e una parte di me l’avrebbe tanto voluta. Sono cresciuta con un fratello e per una serie di vicende ho sempre avuto amici uomini. Ecco perché le pochissime amiche che ho sono per me quanto di più prezioso. Coltivo questi rapporti, perché solo un’amica sa rifletterti come uno specchio, portando a galla la verità di quello che sei. L’amicizia al femminile celebra una vera affinità elettiva e ti fa crescere».

La sua carriera è iniziata quando era giovanissima. Rimpiange qualcuna delle sue scelte lavorative del passato?
«Sembra strano a dirsi, ma quando ho iniziato con MTV da un lato non mi rendevo conto di quello che stava accadendo, tanto è avvenuto in maniera inaspettata, come un meraviglioso regalo del destino. Dall’altro lato, pur essendo molto giovane, ero pienamente consapevole della potenza e dell’eccezionalità della mia carriera. Del passato non rimpiango assolutamente nulla, ho solo un momento alla sliding doors. A un certo della mia vita, mentre abitavo a Londra, mi è stata fatta un’offerta incredibile da parte di MTV, con il programma TRL in piazza Duomo a Milano con Marco Maccarini. Amavo tantissimo Londra – è la città del cuore per me -, ma sapevo di dover cogliere l’opportunità e sono tornata in Italia. A volte mi chiedo: e se fossi rimasta nella mia amatissima Londra? Che poi è andata bene così, ma la vita è anche fatta di “ma se”».

Cosa la accomuna alle protagoniste del suo romanzo?
«Diciamo che con il mio bipolarismo cavalcante (scoppia a ridere *ndr), ho messo qualcosa di me in entrambe le protagoniste della storia, che di fatto rappresentano i miei due modi di vivere. C’è Gaia che come me è molto ancorata al passato, alle memorie, a ciò che non ha più. E poi c’è Bea che è veloce, attiva, proiettata nel futuro. Sono le due personalità differenti che convivono in me».

Sui social vediamo che i suoi genitori sono un esempio di coppia longeva e felice. Qual è la più grande lezione che le hanno trasmesso?
«Sono dei maestri: una vita di lezioni, quella con loro. Papà ha un caratteraccio peggio del mio, mamma è tosta e dolce insieme, una colonna portante, solidissima fuori, tenera dentro. Mio padre mi ha insegnato i valori della responsabilità, correttezza e verità. Mia madre la capacità di apprezzare la vita e di andare avanti con entusiasmo e resilienza anche nei momenti difficili».

Un ricordo indelebile con loro?
«Da qualche tempo a questa parte i soli regali che faccio ai miei genitori sono i viaggi, esperienze da goderci insieme. E ho nella mente questa immagine, che poi è una fotografia che ho scattato: mio padre e mia madre a New York con il naso all’insù, guardando i grattacieli, mano nella mano, come sempre fanno loro, anche se magari hanno litigato appena 10 minuti prima. Sono cresciuta in una famiglia modesta, la nostra era una casa popolare in un quartiere normalissimo di Corsico, alle porte di Milano. Ma grazie ai valori e al calore dei miei genitori non mi è mai mancato nulla. Anzi, ho avuto i doni più belli per crescere felice e sicura».

ARTICOLO PUBBLICATO SU https://www.vanityfair.it/
FOTO https://www.chefinehafatto.com/