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18 Maggio 2023Mentre a Milano si prepara ad andare in scena, tra le polemiche, un evento-vetrina per molti centri privati che si occupano di Pma (soprattutto spagnoli), per il Ssn italiano si prepara una rivoluzione. A partire dal primo gennaio 2024 le coppie italiane potranno accedere a trattamenti di fecondazione omologa ed eterologa pagando solo il ticket. Fino a 46 anni di età della donna, ovunque
Fiera della provetta», in cui «si mercifica la natalità»: le polemiche intorno alla manifestazione gratuita per informare sui trattamenti di fecondazione in vitro Wish for a baby, in programma a Milano il 20 e 21 maggio 2023, non accennano a spegnersi. E questo nonostante Five Senses Media Ltd, che organizza l’evento (già andato in scena a Berlino, Colonia, Parigi e Monaco), abbia assicurato che no, durante la due giorni, non ci saranno riferimenti a maternità surrogata, utero in affitto o gravidanza per altri. I temi, cioè, più controversi, che violano le norme sulla Pma in Italia.
Nel nostro Paese la procreazione medicalmente assistita è possibile dal 2004. Per Pma si intendono tutte le tecniche studiate per aiutare le coppie con problemi di fertilità a diventare genitori. Si distinguono per provenienza del materiale biologico (fecondazione omologa se viene dalla coppia ed eterologa se viene da un donatore, consentita in Italia dal 2014) e complessità della procedura. Le più semplici, come l’inseminazione intrauterina, sono dette di primo livello, mentre quelle più sofisticate, come la fecondazione in vitro o il trasferimento intratubarico dei gameti, sono di secondo e terzo livello.
Contro Wish for a baby sono stati esposti da parte di Ai.Bi., Amici dei Bambini e altre associazioni pro-vita, e un testo contro la fiera è stato presentato e approvato anche in Consiglio comunale.
Pma in Italia. La clinica privata (estera) non è più una scelta scontata
Si vedrà se, come già accaduto lo scorso anno, la manifestazione verrà bloccata o potrà infine andare in scena. Indipendentemente dal fatto che di utero in affitto non si parlerà, «l’evento è sicuramente una vetrina per i centri di Pma stranieri che provano a recuperare il loro mercato», è l’opinione di Antonino Guglielmino, presidente per l’area ginecologica dalla Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru). Fino all’approvazione della fecondazione eterologa nel nostro Paese, nel 2014, i viaggi in Spagna, ma anche in Repubblica Ceca e in Ucraina, per la ricerca di un figlio erano all’ordine del giorno: sono stati l’unica soluzione per decine di migliaia di coppie che, per 10 anni, hanno speso tra i 7 e i 10 mila euro per farsi assistere all’estero. Ma anche dopo il 2014 l’abitudine non si è persa.
Percorso Pma in Italia, come funziona
Molte coppie presumono che in Spagna, per esempio, dove la Pma si fa da 40 anni, lavorino meglio. Altre si fidano di percentuali di successo superiori al 90% sbandierate e non realistiche. Si lasciano cullare da espressioni come “garanzia di gravidanza bebé in braccio” (è anche il titolo di un seminario di Wish for a baby).
Ma ci sono però anche altre ragioni che spingono a fare le valigie: per esempio i limiti di età o il numero di cicli finanziati dal servizio sanitario pubblico. Ci sono le lunghe liste d’attesa (e più si aspetta, più la qualità degli spermatozoi e degli ovuli diminuisce, assieme alla possibilità di diventare genitori). E a volte il desiderio di non informare nessuno del percorso che si è deciso di intraprendere, visto lo stigma che ancora grava sui bambini “nati” in provetta.
Secondo uno studio recente, le destinazioni più gettonate per i viaggi della maternità sono Spagna, Repubblica Ceca, Danimarca e Belgio. Nel 2019, per esempio, le cliniche per la fertilità spagnole hanno effettuato 18.457 cicli di trattamenti per persone provenienti dall’estero, la maggior parte da Francia e Italia.
Turismo sanitario: se la ricerca di un figlio è un viaggio
Ma ci sono anche tassi incredibili di mobilità entro i confini italiani. Per questioni di costi (in Lombardia il ticket per un percorso di Pma costa 37 euro, in Toscana 500, in Sicilia 2.774) e di limiti di età per accedere (dai 46 del Piemonte ai 41 dell’Umbria). Secondo Guglielmino, a causa di queste differenze la procreazione assistita è una delle cure effettuate più spesso in un sistema sanitario regionale diverso da quello di residenza: «Il tasso di migrazione interna oggi è quasi al 30 per cento. Non credo ci siano altre patologie che hanno un tasso di migrazione interregionale così alto. È ridicolo».
Ma mancano in Italia i donatori di gameti (spermatozoi e ovociti). «Alla faccia di chi parla, per l’Italia, di sostituzione etnica, a causa dell’immigrazione, la verità è che è in corso, e allo stadio avanzato, una sostituzione genetica», ironizza Guglielmino: «Il 96% dei gameti che utilizziamo per la Pma sono di importazione».
La rivoluzione: accesso alla Pma fino a 46 anni di età con il Ssn
Quella che si profila all’orizzonte è una grande rivoluzione che potrebbe contribuire a normalizzare la fecondazione assistita, e pure la donazione di ovociti e sperma. La Pma è stata infatti inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea): «Questo significa che dal primo gennaio 2024 si potrà perseguire la ricerca di un figlio con il Sistema sanitario nazionale, ciascuno nella propria regione, in contatto con il proprio medico di medicina generale e con i consultori distribuiti sul territorio. L’accesso alle procedure, 6 trattamenti di fecondazione omologa e 6 di fecondazione eterologa, sarà possibile alle donne fino ai 46 anni di età», spiega Guglielmino.
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