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9 Ottobre 2025Negli ultimi decenni la fertilità è in calo in quasi tutto il mondo. Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), il tasso medio globale è sceso da 2,23 figli per donna nel 2021 a una previsione di appena 1,68 entro il 2050. In Italia, la situazione è ancora più critica: nel 2024, il tasso di fecondità è sceso a 1,18 figli per donna, il livello più basso mai registrato, con 370.000 nati, in diminuzione del 2,6 per cento rispetto all’anno precedente. Tra le cause principali ci sono la riduzione del numero di donne in età fertile e l’età sempre più avanzata alla maternità, ma anche fattori economici e sociali che rendono difficile pianificare una famiglia.
Negli ultimi anni, però, gli esperti hanno iniziato a guardare oltre i fattori biologici o sociali, puntando l’attenzione sull’ambiente in cui viviamo. Sempre più studi indicano che l’esposizione quotidiana a sostanze chimiche presenti negli oggetti di uso comune può influire sulla capacità di concepire. Nel corpo, gli ormoni regolano la fertilità come un’orchestra in perfetto equilibrio, ma alcune molecole – i cosiddetti interferenti endocrini – possono alterarne l’armonia, imitando o bloccando l’azione degli ormoni naturali. E la fonte principale non è l’esterno, ma la nostra casa, dove l’accumulo silenzioso di queste sostanze, rilasciate da mobili, tessuti e prodotti di uso quotidiano, può minacciare nel tempo l’equilibrio ormonale e la salute riproduttiva di uomini e donne.
Tra le sostanze più studiate ci sono i PFAS, noti anche come “sostanze chimiche per sempre” per la loro estrema persistenza nell’ambiente e nel corpo umano. Un’ampia ricerca condotta dal Mount Sinai Hospital in collaborazione con l’Università di Singapore (pubblicata su Science of The Total Environment, 2023) ha rilevato che le donne con livelli più elevati di PFAS nel sangue avevano una probabilità inferiore del 30–40 per cento di ottenere una gravidanza clinica o di portarla a termine. I PFAS sono presenti in prodotti comuni come padelle antiaderenti, tessuti resistenti all’acqua e imballaggi alimentari. Un altro composto sotto indagine è il Bisfenolo A (BPA), usato per produrre plastiche rigide e rivestimenti interni di lattine. Studi condotti dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) e pubblicati su Human Reproduction hanno evidenziato una correlazione tra alti livelli di BPA e una ridotta qualità degli ovociti e degli embrioni nelle donne sottoposte a fecondazione assistita. Anche i suoi sostituti, come il BPS e il BPF, spesso presenti nei prodotti “BPA-free”, possono avere effetti simili.
Non meno preoccupanti sono gli ftalati, presenti in cosmetici, detergenti e materiali plastici morbidi. Una ricerca dell’Università di Albany (2021) ha mostrato che l’esposizione a ftalati riduce la probabilità di concepimento, influenzando sia la qualità dello sperma negli uomini sia la funzione ovarica nelle donne. Infine, troviamo i ritardanti di fiamma – usati nei mobili imbottiti, nei tessuti e nei dispositivi elettronici – possono accumularsi nella polvere domestica. Secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, le donne con concentrazioni più alte di questi composti avevano tassi inferiori di fecondazione e di impianto dell’embrione durante i cicli di fecondazione in vitro.
Gli oggetti domestici più “a rischio”
Molte di queste sostanze non sono facili da individuare, perché non sempre compaiono sulle etichette. Tuttavia, alcune categorie di oggetti sono state identificate come potenziali fonti di esposizione. Le padelle antiaderenti ad esempio possono essere una fonte di PFAS, soprattutto se graffiate o esposte ad alte temperature. I contenitori e le bottiglie in plastica, in particolare se riscaldati, possono rilasciare Bisfenolo A o suoi derivati. I cosmetici e i profumi sono tra le principali fonti di ftalati, così come alcuni detersivi, deodoranti per ambienti e candele sintetiche.
Anche mobili, tende, tappeti, pavimenti in vinile, materassi in memory foam, tappetini da yoga e tessuti trattati con ritardanti di fiamma, oppure vernici e colle contenenti solventi e composti organici volatili, possono contribuire all’esposizione domestica. Non è raro che queste sostanze si accumulino nella polvere di casa. A tal proposito un recente studio del National Institute of Health (NIH) ha evidenziato che una regolare pulizia con aspirapolvere dotato di filtro HEPA riduce del 50 per cento la concentrazione di ritardanti di fiamma e ftalati nell’aria interna.
Attenzione al cibo d’asporto e alle bevande dietetiche
Uno studio pubblicato su Environment International ha evidenziato che chi consuma spesso cibi da asporto o al ristorante presenta livelli più elevati di ftalati nel sangue rispetto a chi mangia a casa. Secondo la professoressa Tracey Woodruff, dell’Università della California di San Francisco, “non è ancora chiaro se l’esposizione derivi dai materiali di confezionamento, dalle attrezzature o dai guanti utilizzati nella preparazione, ma il legame è evidente”.
Nemmeno le bevande gassate e dietetiche sono esenti da rischi. Il BPA viene utilizzato per rivestire le lattine, mentre alcuni studi hanno suggerito che i dolcificanti artificiali e altre sostanze presenti nelle bibite light possono ridurre la qualità degli ovuli e degli embrioni. Una ricerca presentata al congresso dell’American Society for Reproductive Medicine nel 2016 ha mostrato un’associazione tra consumo regolare di bevande dietetiche e peggioramento della qualità riproduttiva femminile.
A preoccupare è l’effetto cocktail
È importante sottolineare che la maggior parte delle ricerche sulla fertilità e le sostanze chimiche è di tipo osservazionale, cioè mostrano un legame, ma non una causa diretta. La risposta individuale dipende anche da fattori come genetica, età, alimentazione e stile di vita. Ciò che preoccupa davvero gli scienziati è il cosiddetto effetto cumulativo, o “effetto cocktail”. Ogni giorno entriamo in contatto con decine di composti chimici diversi – nei cosmetici, nei materiali plastici, nei detergenti – ognuno in piccole quantità. Da soli sembrano innocui, ma insieme possono sommarsi e interferire con il sistema ormonale. Non a caso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Europea per l’Ambiente hanno più volte avvertito che l’esposizione prolungata a queste sostanze può influenzare non solo la fertilità, ma anche lo sviluppo fetale e la salute delle generazioni future.
Come difendersi
Eliminare del tutto le sostanze chimiche che ci circondano è impossibile, ma ridurne l’esposizione quotidiana è più semplice di quanto sembri. Gli esperti consigliano di evitare di riscaldare cibi e bevande in contenitori di plastica, preferendo materiali come vetro, ceramica o acciaio, e di non lasciare bottiglie d’acqua al sole, poiché il calore favorisce il rilascio di BPA e ftalati. Meglio scegliere cosmetici e detergenti “senza ftalati” o “senza profumazioni aggiunte”, sostituire le tende da doccia in vinile con quelle in tessuto, evitare tappetini antiscivolo in PVC e preferire materiali naturali per gli arredi e pavimenti. Un’adeguata ventilazione e l’uso regolare dell’aspirapolvere con filtro HEPA aiutano a ridurre le polveri chimiche domestiche. Infine, una dieta equilibrata, attività fisica costante e una buona qualità del sonno supportano l’organismo nel mantenimento dell’equilibrio ormonale e nello smaltimento delle tossine.
FONTE https://www.today.it/




